Francesca Fioretti, a poco più di un anno dalla morte di Davide Astori si racconta a Vanity Fair e soprattutto parla delle difficoltà nel vedere riconosciuti i diritti di una giovane vedova, colpevole, per la burocrazia italiana, di non aver convolato a nozze con il compianto capitano della Fiorentina. Di seguito uno stralcio dell’intervista rilasciata dalla Fioretti a Vanity Fair.
“Mi sono accadute cose kafkiane. A poche ore dalla morte di Davide sono state bloccate le carte di credito in comune, con le quali sostenevamo le spese familiari, e ho scoperto che per i prossimi 15 anni avrei dovuto avere a che fare con un giudice tutelare. Io sono stata veramente fortunata. Ho incontrato una donna saggia e illuminata che si è resa conto del percorso di tutela, del cordone di protezione che avevamo recintato intorno a Vittoria. Ma se penso che altre donne rischiano di trovarsi a stretto contatto con una burocrazia complessa o con persone che potrebbero applicare le regole di una tabella impersonale senza andare in profondità mi vengono i brividi.
Ho sempre lavorato e guadagnato, ma penso ai tanti che si trovano nella mia situazione e ai quali non è riconosciuto alcun diritto. Non voglio essere un esempio per nessuno, ma se la mia storia dovesse servire veramente a qualcuno, spero aiuti a cambiare la legislazione. A non far trovare nella mer** chi resta solo da un momento all’altro. E a non distinguere tra amori di serie A e di serie B. Matrimonio non è l’unica possibile definizione di un’unione.”