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«Giustizia per ‘o Priò», chi sono i due presunti killer del giovane di Secondigliano

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«Giustizia per ‘o Priò», «Enzo vive», «Priore uno di noi», sono solo alcuni dei messaggi indirizzati alle varie bacheche o presenti sui profili delle persone vicine a Vincenzo Priore, il giovane di viale degli Asteroidi a Secondigliano ucciso dopo una serata in discoteca. Oggi gli uomini della squadra mobile hanno eseguito nei confronti dei suoi presunti killer Luigi Mango e Gianluca Annunziata (entrambi vicini al clan Lo Russo, fazione Nappello) un’ordinanza di custodia cautelare in carcere con le accuse di omicidio, tentato omicidio, detenzione e porto illegale di arma comune da sparo con la circostanza aggravante di aver commesso il fatto al fine di agevolare il loro gruppo.

Secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori Vincenzo Priore fu ucciso (e il suo amico che era con lui ferito alla testa) dopo una banale lite presso la discoteca ‘Remake’ di Sant’Antimo. Uno schizzo di champagne, una spinta o forse una parola di troppo. Fatto sta che i due giovani ras seguirono il giovane Priore fin dentro la Masseria Cardone lasciandolo lì, senza vita, presso alcuni giardinetti in via Cupa della Vedova, nella roccaforte del clan Licciardi, gruppo da sempre ostile ai Lo Russo. Mango e Annunziata sono stati tirati in ballo da diversi collaboratori di giustizia proprio per le loro scorribande nella Masseria, addirittura una volta, insieme a Valerio Nappello, andarono a sparare sotto casa di Maria Licciardi. Il primo a fare i loro nomi fu Antonio De Simini, ex membro della mala di Chiaiano:«Dico anche che conosco bene sia Mango Luigi, cognato di Valerio Nappello che chiamiamo Luigi ‘o Moicano sia e Gianluca Annunziata che fanno parte del gruppo di fuoco di Nappello. Mi risulta per averlo appreso sempre da mio fratello Gianluca Annunziata e Luigi Mango hanno fatto l’omicidio di omissis. Sono comunque componenti del gruppo di fuoco del clan». Due elementi spietati che non avevano paura a sfidare in maniera aperta i loro nemici. Concetto ribadito da Ciro Ferrara, ex elemento di punta degli Stabile di Chiaiano: «Nel 2015 tra i ‘capitoni’ e i Licciardi ci fu un diverbio. In particolare ci fu un litigio tra Salvatore Silvestri e Paolo Abbatiello in relazione ai cavalli di ritorno. Esisteva un accordo tra i Lo Russo ed i Licciardi in questa materia nel senso che i cavalli di ritorno per le macchine e motorini si facevano al Don Guanella e si dividevano i proventi in parti uguali. Salvatore Silvestri invece aveva messo un ragazzo fuori al bar Messico per fare i cavalli di ritorno e la cosa provocò il litigio con Paolo Abbatiello che prese in malo modo questo ragazzo. Io ho assistito al litigio tra Silvestri ed Abbatiello. Noi andammo nella Masseria per dare una risposta ed abbiamo sparato alla balconata di Maria Licciardi. Del nostro gruppo c’erano oltre a me Luigi Mango, Annunziata Gianluca, Culiersi Ciro, Daniele Culiersi, Salvatore Silvestri e Gennaro Palumbo… hanno sparato Annunziata Gianluca, Salvatore Silvestri e Ciro Culiersi ma eravamo tutti armati. La situazione poi si apprò grazie all’intervento di persone della Vanella».

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Furono loro ad incrociare Priore e gli amici in quella tragica serata. Furono loro secondo gli investigatori a trucidare il giovane Enzo. Proprio lui conosciuto in mezza Secondigliano per quel suo modo di dire:«Si o futur», quel futuro che non ha visto, quel futuro negatogli per una banale lite pagata col sangue. Sette anni di oblio, sette anni di interrogativi, sette anni per dare un nome e un volto a chi ha ragionato e pensato con la canna di una pistola.

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