Lutto cittadino ad Afragola, oggi, in concomitanza con i funerali di Martina Carbonaro che si svolgeranno alle ore 15, nella Basilica Pontificia di Sant’Antonio di Padova, presieduti dal cardinale Mimmo Battaglia, arcivescovo di Napoli. Il sindaco di Afragola, Antonio Pannone, “facendosi interprete del dolore di tutta la comunità afragolese”, ha firmato l’ordinanza con cui è stato proclamato il lutto cittadino per l’intera giornata di domani.
“Si invita tutta la cittadinanza a unirsi al cordoglio per questa gravissima e incolmabile perdita, stringendosi intorno ai familiari e agli amici di Martina”, si legge in una nota del Comune.
Martina colpita quando era in ginocchio
Il primo colpo l’ha raggiunta alla nuca, quando lei si era girata di spalle per evitare un abbraccio. Un colpo violento, sferrato con una pietra, che però non è stato fatale. Martina Carbonaro si è accasciata sulle gambe, in ginocchio, una mano sulla testa ferita e l’altra a cercare sostegno su una colonna. Poi, almeno altri due colpi sono seguiti. Quindi l’agonia, la cui durata potrà essere determinata solo dai medici. Sono questi i primi riscontri emersi nell’indagine sul tragico omicidio avvenuto ad Afragola, resi noti a poche ore dalla conclusione dell’autopsia.
I consulenti incaricati dell’esame medico-legale avranno a disposizione circa un mese per rispondere a una serie di quesiti fondamentali: l’orario del decesso, il numero preciso dei colpi ricevuti e il livello di resistenza che Martina è riuscita a opporre. Nel frattempo, il corpo della giovane è stato restituito alla famiglia per i funerali, che si terranno oggi alle 15 nella basilica di Sant’Antonio ad Afragola.
Dai primi accertamenti sul corpo, e anche dalle dichiarazioni rese venerdì scorso da Alessio Tucci, il 19enne ex fidanzato, davanti al gip del Tribunale di Napoli Nord, emergono nuovi particolari sulle modalità dell’omicidio. Dopo il primo colpo, Martina è crollata in ginocchio. Successivamente, altri due colpi l’hanno raggiunta in pieno volto, segno che l’aggressore potrebbe essersi portato davanti a lei per colpirla frontalmente.
Questo dettaglio aggrava ulteriormente la posizione del giovane, accusato di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà. “Mi vergogno, non ero in me – ha dichiarato Tucci al giudice –. L’ho colpita quando era di spalle, lei si è accasciata verso il muro. Altri due colpi. Ed è rovinata a terra. A questo punto ho cominciato a urlare il suo nome. La chiamavo: ‘Martina, Martina’, ho cercato di sollevarla, ma era ormai morta”. Lo riporta Il Mattino.
La versione fornita dall’indagato, però, appare in contrasto con quanto ipotizzato nelle prime fasi delle indagini. Resta infatti la possibilità che Martina, appena 14 anni, fosse ancora viva quando è stata lasciata all’interno del rudere dell’ex stadio Moccia di Afragola. Si sospetta che respirasse ancora quando è stata coperta da detriti e da un vecchio armadio. Ma per avere conferme, bisognerà attendere i risultati definitivi dell’autopsia.