«I Rinaldi tra i clan più forti, decisivi gli accordi con l’Alleanza di Secondigliano», lo scenario

Ci hanno messo anni per compiere la loro traversata nel deserto. Anni caratterizzati dalla guerra contro i Mazzarella e dagli accordi con altri gruppi dell’area orientale come i Reale, i Minichini del Lotto O di Ponticelli, gli Schisa, i Caldarelli delle Case Nuove, i Sibillo di Forcella (proprio nei giorni scorsi sono stati rivelati i retroscena dell’omicidio di Vincenzo De Bernardo). La vera e propria forza del clan Rinaldi sta però in un altra alleanza di ferro, anzi quella che negli ambienti malavitosi viene indicata come l’alleanza per eccellenza. Contini-Licciardi-Mallardo o più semplicemente l’Alleanza di Secondigliano. La formazione che comanda su mezza Napoli e che, come confermato dall’ultima relazione semestrale della Dia:«il permanere della supremazia del sodalizio è stato assicurato da diversi fattori concomitanti, quali l’avvicendarsi alla guida del gruppo di esponenti di rango, il reprimere, con la forza e senza esitazioni, qualunque spinta di autonomia, la potenza economico-finanziaria e la capacità di espansione oltre i confini regionali, riciclando il denaro proveniente da attività illegali, nella ristorazione, nelle stazioni di rifornimento di carburante e nei settori dell’abbigliamento e dell’oreficeria, attraverso fidati prestanome». Proprio la forza economico-militare dell’Alleanza avrebbe giovato ai Rinaldi che, come rivelato da un investigatore profondo conoscitore di tali dinamiche criminali «avrebbero fatto il gioco di quelli di Secondigliano che da sempre ambiscono alla cancellazione dei Mazzarella e all’entrata a Forcella e in quelle zone dove negli anni scorsi la contrapposizione con gli eredi di Michele Zaza è stata più cruenta».