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domenica, Giugno 23, 2024
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Il Papa chiede scusa per le dichiarazioni omofobe: “Non volevo offendere”

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Il Papa si scusa sull’epiteto-shock riguardante i seminaristi gay. L’indiscrezione è trapelata a distanza di una settimana dall’incontro a porte chiuse con i vescovi in cui sarebbe stato pronunciato, e che ha fatto il giro del mondo in pochi minuti.

Ma, nonostante il tentativo di correre ai ripari, resta il suo durissimo attacco all’ingresso di omosessuali nei seminari. In merito al quale avrebbe detto icasticamente che c’è troppa frociaggine e per il quale le polemiche non accennano a placarsi.

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Papa Francesco è al corrente degli articoli usciti di recente circa una conversazione, a porte chiuse, con i vescovi della Cei. Come ha avuto modo di affermare in più occasioni ‘Nella Chiesa c’è spazio per tutti, per tutti! Nessuno è inutile, nessuno è superfluo, c’è spazio per tutti. Così come siamo, tutti’. Il Papa non ha mai inteso offendere o esprimersi in termini omofobi. Rivolge le sue scuse a coloro che si sono sentiti offesi per l’uso di un termine, riferito da altri“. ha dichiarato nel primo pomeriggio di oggi il direttore della sala stampa vaticana, Matteo Bruni, rispondendo all’assedio di domande di giornalisti di tutto il mondo.

La dichiarazione lascia solo adito un dubbio e cioè che il “termine” in questione non sarebbe stato pronunciato dal Pontefice, bensì “riferito da altri“. Un dubbio che cozza però con le testimonianze, tutte anonime, di più di un vescovo presente. Un altro dubbio che è stato sollevato riguarda il fatto che la lingua madre di Papa Bergoglio non è l’italiano. Il pontefice potrebbe non essere stato consapevole della volgarità e dell’offensività del termine, tanto meno del suo carattere omofobo.

Ma anche qui, chi ha seguito da vicino il Pontefice sa bene che quando vuole essere tagliente nel linguaggio non si fa problemi nell’usare termini coloriti. Addirittura, in certi casi, inesistenti. Come quando a Scampia disse che la corruzione “spuzza”, o quando parla della “peste” del clericalismo, o della “lebbra” della pedofilia e della corruzione nella Chiesa.

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