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mercoledì, Giugno 26, 2024
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La presunzione di Adl, l’immaturità dell’ambiente, la confusione di Garcia: De Laurentiis è prigioniero di sè stesso

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Dalle stelle alle stalle. Se fino a qualche mese fa la città era in pieno delirio per la vittoria, dopo 33 anni, del terzo scudetto, oggi la situazione è totalmente cambiata.

La stragrande maggioranza dei tifosi e della stampa vuole l’esonero di Garcia, allenatore scelto dopo un (finto) casting in estate dal presidente Aurelio De Laurentiis in persona dopo l’addio inaspettato di mister Luciano Spalletti.

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Che il francese non fosse stata la prima scelta era noto a tutti, ma che a dirlo sia stato lo stesso presidente del Napoli, dichiarando di aver contattato prima Thiago Motta e poi Luis Enrique (e tanti altri), non solo è poco elegante ma anche poco opportuno visto il momento delicato che vive la piazza.

Se Garcia aveva fino a ieri l’1% di credito da parte di stampa, tifosi e giocatori, dopo le parole del presidente l’ha perso definitivamente.

Di errori, l’allenatore francese, ne ha fatti tanti, forse troppi, sia a livello comunicativo che in campo, con sostituzioni alquanto discutibili. Ma anche l’ambiente si è mostrato poco maturo al cambiamento.

Garcia si è seduto sulla panchina del Napoli dove aleggia ancora in modo forte l’ombra di Spalletti. In caso di vittoria e di bel gioco il merito è sempre e comunque del “Napoli di Spalletti”. In caso di sconfitta la colpa è di Garcia.  Giudizi che sono sintomo di poca maturità da parte della piazza napoletana. 

Il peccato originale, a dirla tutta, è stato del presidente De Laurentiis quando ha affemato che “questa squadra può allenarla chiunque”. E no, caro Aurelio, non è così. Non esistono tasti o politi automatici da attivare. Il calcio ha mille variabili: c’è la tattica, ci sono gli allenamenti, la preparazione fisica, gli infortuni, l’aspetto psicologico, la gestione societaria, i rinnovi dei contratti, gli errori dentro e fuori dal campo, i condizionamenti.  Tutte situazioni diverse di anno in anno che non possono replicarsi tout court. 

Ma per tanti tifosi del Napoli bastava inserire il “pilota automatico” per giocare bene e vincere il quarto scudetto. Mai sciocchezza è stata più grande. E lo sa bene lo stesso Luciano Spalletti, il quale ha ben pensato di andare via, prevedendo le possibili difficoltà che sarebbero potute nascere dopo una grande vittoria.

Garcia, certo, non è esente da errori. Gli stessi che commise Benitez nel dopo Mourinho. Ma seppur a tratti qualcosa di buono si era visto. E nonostante non fosse il francese un allenatore “da progetto”, poteva portare comunque avanti la stagione senza tante polemiche, troppe, se solo fosse stato supportato nel modo giusto dalla società e dall’ambiente.

La verità è che Adl è vittima di se stesso, del suo protagonismo ed egocentrismo, come una sorta di Marchese del Grillo come per dire “io sono io e voi non siete un cazzo”. Ha voluto dimostrare che lo Scudetto era soprattutto merito suo e non, invece, di un lavoro di squadra dove ognuno ha fatto la sua parte. Via Giuntoli, via Spalletti, via lo staff, Adl ha avuto la presunzione di fare tutto da solo, scegliendo un allenatore senza prima confrontarsi con il Ds Meluso,  ufficializzato 10 giorni dopo Garcia. Ma non solo. Ha addirittura alzato l’asticella sostenendo che il Napoli doveva puntare alla Champions.

Peccatom però, che la campagna acquisti non è stata all’altezza. Via Kim, il miglior difensore dell’anno scorso, è arrivato il giovane Natan dopo il no di Danso e altri centrali che la società aveva sondato. Un giovane di belle speranze ma che ha avuto bisogno di tempo per ambientarsi. Via Lozano, unico esterno di ruolo a destra, al suo posto è stato acquistato Lindstrom per 25 mln di euro. Un trequartista che va ad aggiungersi agli altri già presenti in rosa, Raspadori ed Elmas, snaturando quel 433 tanto caro ai tifosi ma anche allo stesso presidente. Garcia è caduto nell’errore di Adl, quello di dover per forza riproporre il calcio spallettiano. Ma ogni allenatore ha i suoi metodi, i suoi schemi.

La rosa non è adatta nemmeno al 352 di Conte. Per questo sistema di gioco mancano almeno altri due centrali di difesa. Si andrebbe a mortificare il reparto offensivo, il migliore degli azzurri. Anche per questo l’allenatore salentino ha declinato l’offerta di Adl.

Resta da capire cosa farà ora Aurelio De Laurentiis, dopo aver praticamente licenziato Garcia, come riuscirà a farlo accettare di nuovi ai giocatori ed all’ambiente? Riuscirà anche questa volta a pescare il coniglio dal cilindro?

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Antonio Mangione
Antonio Mangionehttp://www.internapoli.it
Giornalista pubblicita iscritto dalll'ottobre 2010 all'albo dei Pubblicisti, ho iniziato questo lavoro nel 2008 scrivendo con testate locali come AbbiAbbè e InterNapoli.it. Poi sono stato corrispondente e redattore per 4 anni per il quotidiano Cronache di Napoli dove mi sono occupato di cronaca, attualità e politica fino al 2014. Poi ho collaborato con testate sportive come PerSempreNapoli.it e diverse testate televisive. Dal 2014 sono caporedattore della testata giornalistica InterNapoli.it e collaboro con il quotidiamo Il Roma
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