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martedì, Aprile 23, 2024
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La rabbia della famiglia Caterino: “Francesco ucciso dal Covid e dalla malasanità”

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“E’ stato ucciso dalla malasanità oltre che da Covid!”. Questa la denuncia della famiglia di Francesco Caterino, architetto della provincia di Caserta deceduto domenica scorsa. A denunciare cosa è successo sono stati la moglie Ida Colandrea e il figlio Marco Caterino con due post su Fb, diventati poi virali. La moglie del noto professionista originario di Casal di Principe e residente a Capua, insegnante a Torre del Greco, ha scritto: “Farò una denuncia penale al team covid di Capua e precisamente ad un medico in particolare, il quale dopo avermi contattato una sola volta e dopo avermi dato una terapia che già facevo per ulteriori 3 gg è letteralmente scomparso… telefonavo al suo numero  cellulare, mandavo messaggi ma nulla.. il vuoto. Da buona cittadina rispettosa delle norme ho cercato di non intasare subito la sanità con un ricovero precoce , come si raccomandava, ho chiamato l’ambulanza solo il sesto giorno di malattia di mio marito, ma l’ambulanza che proveniva dal comune di Sparanise si è rifiutata di ricoverarlo perché non stava abbastanza male…

Dopo 2 gg chiamo di nuovo l’ambulanza che questa volta proveniva da Curti.. è arrivato un team a mio avviso, non all’altezza, la dottoressa del team non è nemmeno entrata a casa per guardare mio marito. L’ambulanza è arrivata a casa mia alle 9,30 e ha sostato lì per circa 3 ore per trovare un posto letto in un ospedale della provincia.. nel frattempo un infermiere della suddetta ambulanza aveva bisogno impellente di urinare e si è accomodato nel giardino di casa mia… dopo tre ore pare che si sia liberato un posto a Caserta, si parte ma a Caserta si scopre dopo altre tre ore, che il posto non c’era, c’è forse la possibilità di ricovero al Melorio di Santa Maria cv. Che bello proprio quel giorno si inaugura il reparto covid… arrivata ambulanza al melorio circa alle 3 , ci avvisano che l’ospedale non è ancora pronto ad accogliere i pazienti perché deve ancora organizzarsi.. quindi si aspetta circa altre 2/3 ore … nel frattempo la dottoressa dell’ambulanza viene invitata da me a misurare febbre e saturazione a mio marito (io a casa lo facevo spesso per monitorarlo).

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Lei ha seguito il mio invito, ma malvolentieri in quanto era pressata da altri tipi di bisogni, come quello di fare pipì. Chiama la sua centrale operativa e comunica che lascerà il malato avanti all’ingresso del’ ospedale perchè non ce la fa più a trattenersi… la centrale naturalmente dice che non può abbandonare il malato ma lei se ne frega e se ne va.. nel frattempo io chiamo i carabinieri i quali, avvertiti dell’accaduto, mi rispondono che non posso venire perché non sono immuni al covid!!! Non vi sembra uno schifo tutto questo ??? Una situazione surreale kafkiana…mio marito può darsi sarebbe morto uguale ma la malasanità, la disorganizzazione di tutto un sistema che è allo sbando, ha contribuito notevolmente alla sua fine!! Si aspettino da me denunce penali le persone che dovevano garantirmi un aiuto sanitario e che invece per la loro incompetenza e disumanità mi hanno portato ad un triste epilogo.. questo succede perché molte volte chi occupa posti di un certo rilievo, li occupa non per meritocrazia ma mi vien da pensare solo per clientelismo o altro schifo… come succede spesso nel paese Italia … operatori non tutti certo e medici non tutti certo. Vergognatevi, giocate con la salute delle persone e con la vita di noi tutti esseri umani… vi auguro di non finire intubati e poi perdere la vita come è successo a mio marito… ma non vi succederà, nemmeno dio vuole accanto a se tanto schifo.. e questo è quanto… Grazie a mio cognato Nicola Caterino per avermi dato l’input per scrivere questa mia testimonianza e se potete condividetela… grazie”

Questa invece la testimonianza del figlio Marco

“Abbiamo scoperto 10 giorni fa che mio padre era positivo al COVID-19 e come da protocollo abbiamo seguito tutte le indicazioni per la salvaguardia della nostra salute e di chi ci sta intorno. Abbiamo curato mio padre in casa fin quando abbiamo potuto, ma con il passare dei giorni la febbre non scendeva e la tosse aumentava, così oggi abbiamo deciso di metterci nelle mani del 118 per stare più tranquilli. Voglio precisare che in tutto questo tempo l’ASL è venuta una sola volta a casa per fare il tampone a mio padre, dopo che lo avevamo già effettuato tutti e tre privatamente. Quindi ad oggi non so se per la nostra Azienda Sanitaria Locale, io e mia madre esistiamo oppure no. Inoltre, ci hanno munito anche di un numero da chiamare in caso di emergenza o di controllo, cosiddetto TEAM COVID. Fantasma.
Quindi oggi chiamiamo il 118 che arriva solo grazie al fatto che dopo un’ora di attesa, mi sono messo in macchina e li ho trovati per puro caso a fumare e a fare colazione nei pressi di un bar della zona. Arrivati a casa sembrano quasi che abbiano paura di visitare mio padre, manco la febbre viene misurata. Decidiamo per il ricovero ma a quanto pare i posti sono finiti. Forse sono finiti i posti per la gente comune come noi. Fatto sta che gli operatori del 118 ovviamente non possono lasciare mio padre sulla barella e decidono di aspettare che si liberi un posto in qualche ospedale. Dalle 8 di mattina si fa mezzogiorno e la chiamata arriva da Caserta. Andiamo all’ospedale di Caserta per scoprire che i posti li non ci sono, un evidente errore di comunicazione con la centrale. Sostiamo parcheggiati con l’ambulanza e mio padre dentro fino alla chiamata successiva che arriva alle 15. Ospedale Melorio Centro Covid. Mettono la barella all’ingresso, e ci fanno attendere li, con mio padre che sta male e ci dicono che ancora non sono attrezzati per ricevere pazienti. “Dovete aspettare.” Nessuno sa quanto tempo. Tutti sono vaghi. Ti senti abbandonato, con la dignità di essere umano letteralmente sotto i piedi.
Decido di chiamare i carabinieri, sono una persona che rispetta il lavoro altrui, ho cercato di capire tutte le difficoltà di questa situazione, ma mi sembrava una situazione troppo assurda. Al comando dei carabinieri mi rispondono che non possono farci nulla loro, che non è compito loro e al massimo potevo fare una denuncia presentandomi in caserma. Effettivamente ho pensato, rappresentano proprio lo Stato. Insomma, abbandonato da carabinieri, con gli ospedali che giocavano a ping pong utilizzando mio padre come pallina, e nel frattempo, anche dall’ambulanza, perché l’operatore doveva andare in bagno e doveva seguire il protocollo di sanificazione, quindi sarebbe dovuto andare un attimo ad Aversa e tornare, finalmente l’ospedale Melorio apre le porte a mio padre, esattamente alle ore 17. Volevo condividere la storia di questa mia disavventura con tutte le persone che prendono sotto gamba questo virus, che non è un gioco. Purtroppo l’unica “arma” che ho ad oggi è questa pagina di denuncia sociale, affinchè la mia esperienza possa essere d’aiuto ad altre persone. Questo virus non guarda in faccia a nessuno, non pensate di trovare sicurezza in ospedali e altre istituzioni”
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