Marta si sarebbe potuta salvare, o almeno è ciò che la 32enne, senza vita domenica mattina a Ischia dai carabinieri, ha pensato mentra scriveva messaggi al compagno. “Sono caduta… perdonami… aiutami ad alzarmi… con questo mi salvi”. Alcuni dei messaggi inviati attraverso whatsapp al convivente con cui abitava in una roulotte poco distante dalla scarpata in zona Vatoliere dove è stata ritrovata.
Il 40enne nato in Russia è stato sottoposto a fermo dai carabinieri e dalla Procura di Napoli con l’accusa di maltrattamenti contestati nella forma più afflittiva, quella che prevede
la morte e una condanna tra 12 e 24 anni di carcere.
Non è chiaro come e perché Marta Maria Ohryzko (il nome completo della giovane di origini ucraine) sia finita nel dirupo, ma dallo studio dei messaggi sui telefonini della vittima e del compagno, pare palese che lui sapesse dove si trovava.
Nonostante ciò non ha fatto nulla per aiutarla, portandola alla morte dopo ore di infinita agonia. Quando il 40enne ha allertato i carabinieri, per Marta non c’era più nulla da fare, eppure dalle immagini pubblicate sui social sembravano una coppia felice, diversamente però da quanto stanno ricostruendo in queste ore gli inquirenti.
Marta avrebbe, infatti, subito minacce ed aggressioni da parte del compagno russo, a cui proprio non andavano giù le origini della donna a cui non consentiva di avere rapporti con i propri familiari, odiati perché ucraini.