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giovedì, Aprile 25, 2024
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Napoletani scomparsi in Messico, alla sbarra i poliziotti accusati di rapimento

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Sarebbe dovuto iniziare oggi, alle 17 (ora italiana), nello Stato messicano di Jalisco, il processo che vede imputati 3 dei 4 agenti di polizia locali ritenuti colpevoli di avere rapito e consegnato a fine gennaio 2018 i tre italiani Raffaele Russo, Antonio Russo e Vincenzo Cimmino, tutti di Napoli, ad un boss del Cartello ‘Jalisco Nueva Generación’ (Cjng) di Ciudad Guzmán ma, a causa di questioni legali che verranno rese note nei prossimi giorni, la prima udienza è slittata al 22 marzo. Lo rende noto il legale dei tre scomparsi, l’avvocato Claudio Falleti, che la scorsa settimana, insieme con Francesco Russo, figlio, fratello e cugino, rispettivamente, di Raffaele, Antonio e Vincenzo, ha tenuto una riunione da remoto con la Comision Nacional de Busqueda, la commissione che si occupa della ricerca delle persone scomparse

“Finora non è emersa nessuna corrispondenza tra il Dna dei tre napoletani comparsi in Messico e i resti umani finora scoperti nello stato di Jalisco dove, poco più di tre anni fa si sono perse le tracce di Raffaele Russo, Antonio Russo e Vincenzo Cimmino, rapiti e consegnati a un boss del Cartello Jalisco Nueva Generación da quattro poliziotti”. Lo rende noto il legale delle famiglie Russo e Cimmino, l’avvocato Claudio Falleti, che nei giorni scorsi, insieme con Francesco Russo, figlio, fratello e cugino, rispettivamente, di Raffaele, Antonio e Vincenzo, ha tenuto una riunione da remoto con la Comision Nacional de Busqueda, la commissione che si occupa della ricerca delle persone scomparse. Oggi sarebbe dovuto iniziare il processo a carico di tre dei quattro poliziotti (uno è deceduto) accusati di avere rapito i tre italiani per poi consegnarli, dietro compenso, al cartello malavitoso. La vicenda dei tre napoletani, continua ad essere circondata dal mistero, visto che il mandante del rapimento, José Guadalupe Rodríguez Castillo (alias ‘El 15’ o ‘Don Luque’), sarebbe stato vittima di un agguato mortale. Sul suo reale decesso però c’è chi nutre dubbi visto che il cadavere non è stato mai ritrovato. Le famiglie ritengono che i loro congiunti siano ancora vivi, confortati dagli esiti negativi delle comparazioni finora eseguite tra il Dna degli italiani e i quello dei cadaveri trovati in Messico negli ultimi anni.

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Ansa

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