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venerdì, Aprile 19, 2024
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Reddito di cittadinanza alla ‘ndrangheta: oltre 500mila euro di sussidi per 101 boss

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Anche i boss della ‘ndrangheta hanno richiesto e ottenuto il reddito di cittadinanza. Secondo quanto emerso dall’inchiesta “Mala Civitas” condotta dalla Guardia di Finanza di Reggio Calabria, 101 tra capi e affiliati delle principali cosche calabresi hanno avuto accesso al sussidio introdotto lo scorso anno dal primo governo Conte. L’operazione messa a segno dalle fiamme gialle ha portato alla denuncia dei richiedenti e fruitori e di ulteriori 15 sottoscrittori di richieste risultate poi irregolari.

Nonostante i consistenti introiti delle attività illecite, dunque, oltre 100 appartenenti ad una delle organizzazioni criminali più ricche e potenti al mondo non hanno rinunciato al sussidio di indigenza stanziato dal governo. Nella rete dei finanzieri sono finiti elementi di spicco delle cosche di Gioia Tauro o delle ‘ndrine reggine dei Tegano e Serraino ma anche capibastone della Locride appartenenti ai Commisso-Rumbo-Figliomeni di Siderno, Cordì di Locri, Manno-Maiolo di Caulonia e D’Agostino di Canolo.

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I broker della cocaina con il reddito di cittadinanza

Anche i figli del “Pablo Escobar italiano”, noto ai “compari” della ‘ndrangheta come “Bebè”, al secolo R. P., unanimemente considerato dagli investigatori italiani e statunitensi come uno dei più grandi broker mondiali di cocaina. Tanto potente che si faceva vanto di pesare i soldi anziché contarli. Il figlio maggiore Alessandro è sposato con la figlia di uno dei maggiori produttori mondiali colombiani di cocaina. Luomo risulta condannato in via definitiva per l’importazione di svariati quintali di stupefacente in Italia.

Danno da mezzo milione di euro

Tutti sono stati segnalati all’Inps per l’avvio del procedimento di revoca del reddito di cittadinanza e il recupero di  circa 516 mila euro. L’erogazione del sussidio avrebbe comportato fino al termine del periodo di concessione previsto un ulteriore esborso per 470 mila euro. Le indagini svolte dai finanzieri hanno inizialmente interessato una platea di oltre 500 soggetti gravati da pesanti condanne passate in giudicato, per reati riferibili ad associazione di stampo mafioso. I boss e gregari individuati risultano essere organici alle maggiori cosche della provincia di Reggio Calabria con diramazioni anche in altre realtà del Paese.

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