Raffaele Cutolo è uno dei boss della camorra più conosciuti, non solo a Napoli. Il film ‘Il camorrista’ ha certamente aiutato alla nascita di un vero e proprio fenomeno che, purtroppo, ha finito per idolatrare uno dei personaggi più sanguinari della storia recente di Napoli. Una storia di potere nata principalmente nel carcere di Poggioreale dove costruì il suo ‘personaggio’ e quello che sarebbe diventato un gruppo criminale con diramazioni su tutto il territorio regionale e oltre. Tra il 1963 e il 1978 Cutolo entrò ed uscì dal carcere, tra decorrenza dei termini e la spettacolare evasione dall’OPG di Aversa. Dalla fuga all’arresto passarono circa 15 mesi; un periodo in cui “il professore” strinse rapporti con le organizzazioni criminali di mezza Italia, fino all’arresto nel maggio del 1979. In una vecchia cascina nelle campagne salernitane, ad Albanella, Cutolo era protetto da un labirinto di campagne e sentieri. Quella sera, una volta individuato il covo, le forze dell’ordine si mossero in un’operazione senza precedenti: dispiegamento di mezzi e uomini che in pochi minuti circondarono il cascinale in cui, pochi minuti dopo, sarebbe finita la vita “libera” di Raffaele Cutolo.
Non oppose alcuna resistenza, ma con fare altezzoso si rivolse all’appuntato che gli mise le manette e disse: Chi ti credi di essere? Il generale Dalla Chiesa, per caso? Solo lui meriterebbe lo sfizio di arrestare un grande capo come me”. Una frase che rappresenta l’intera vita di Cutolo, fatta dalla ricerca di potere e dalla voglia di valere qualcosa agli occhi degli altri. Quando vide il colonnello Bario, comandante in stanza a Napoli, disse: “È giusto che per arrestare un capo si muove un altro capo”.
