Ha fermamente negato tutte le accuse. “Non ho ucciso io il mio compagno di cella”, sostanzialmente queste le parole di Vincenzo Russo, quarantaquattrenne di Nocera Inferiore accusato di omicidio pluriaggravato e tortura. I reati contestati, potrebbero portare addirittura alla pena dell’ergastolo, ma il detenuto,, da 2 mesi trasferito a Terni, non ci sta e nel corso dell’interrogatorio fiume condotto dai pubblici ministeri della procura di Napoli, Raffaele Tufano e Giuliana Giuliano, ha dato la sua versione dei fatti su quanto accaduto nel novembre del 2024, quando N.A., anch’egli pluripregiudicato, veniva trasportato d’urgenza all’Ospedale del Mare di Napoli. I due erano rinchiusi nella stessa cella per reati di diverso genere nel reparto Salerno del carcere di Poggioreale.
Per i pm sarebbe stato Russo ad infliggere i colpi che poi risulteranno fatali a N.A., che morirà dopo qualche giorno di agonia in ospedale.
L’indagato ha, invece, spiegato che l’aggressione sarebbe avvenuta nelle docce e comunque non in cella. “Plurimi colpi inferti con bastoni”, sostiene l’avv. Rolando Iorio che evidenzia come si sia trattata di una aggressione posta in essere da più persone ed in tempi relativamente rapidi. La verità potrebbe venire fuori dai risultati dell’autopsia, ma grande importanza avrà anche l’esame dettagliato delle immagini registrate delle telecamere poste nelle vicinanze della cella 6 dopo Russo e la vittima erano associati.