La testimonianza di Carlo Lo Russo, ex boss dei ‘capitoni’ di Miano, si sono rivelate decisive per ricostruire il contesto e la dinamica dell’omicidio di Genny Cesarano, vittima innocente della camorra, morto in seguito ad una ‘stesa’ in piazza San Vincenzo alla Sanità nella notte tra il 5 e il 6 settembre del 2015. Per quel delitto sono stati confermati tre ergastoli per Luigi Cutarelli, Antonio Buono e Ciro Perfetto mentre l’ex boss ha rimediato 16 anni. Stessa sorte per Mariano Torre, altro collaboratore di giustizia.
L’ex boss ha parlato di quella maledetta notte e di come si svolsero i fatti. «Mi avvisarono che Pierino Esposito era venuto con il suo gruppo a Miano a fare una stesa e a minacciarmi». Ciro Perfetto e Mariano Torre avvisarono Lo Russo di quanto avvenuto: «Dissi di andare alla Sanità, cercare Pierino e i suoi ragazzi e ucciderli». «La furia dei killer – è scritto nell’ordinanza contro i membri del gruppo – si dirige verso il gruppo sbagliato. A morire non è uno degli uomini di Esposito, ma un giovane di 17 anni». Dopo l’agguato, riferisce Carlo Lo Russo, Perfetto e Cutarelli tornarono a casa del boss: «Sono venuti tutti euforici e hanno raccontato di aver sparato a un gruppo di ragazzi nella piazza. Luigi Cutarelli – ha descritto la scena come se avesse sparato lui. Ha fatto la mossa mimando gli spari come se stesse sul lato del passeggero del motorino». Il giorno dopo, Lo Russo capì che avevano sbagliato bersaglio. «Ne parlai con Ciro e Luigi, raccomandai loro di non farne parola con nessuno. Silenzio assoluto». Quando apprese al telegiornale della morte di Genny Cesarano, il boss capì subito che i suoi killer «avevano fatto un guaio. Un ragazzo di 17 anni non poteva far parte del clan».
