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mercoledì, Giugno 26, 2024
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Omicidio Willy, niente più ergastolo per i fratelli Bianchi: condannati a 24 anni

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Scende a 24 anni dall’ergastolo la condanna in secondo grado per i fratelli Marco e Gabriele Bianchi accusati dell’omicidio di Willy Monteiro Duarte, ucciso a calci e pugni in una piazza di Colleferro nel settembre del 2020.

L’assassinio di Willy Monteiro

La sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Roma condanna a ventiquattro anni i fratelli Bianchi, cade l’ergastolo. Marco e Gabriele sono a processo, accusati dell’omicidio di Willy Monteiro Duarte, il ventunenne di Paliano ucciso di botte il 6 settembre del 2020 a Colleferrro. Confermata la condanna a ventitré anni di reclusione a Francesco Belleggia e a ventuno anni a Mario Pincarelli. Tutti e due sono imputati insieme ai fratelli Bianchi per il pestaggio di Willy. Il capo d’imputazione è omicidio volontario in concorso. L’udienza si è celebrata mercoledì 12 luglio e nel primo pomeriggio è arrivato il verdetto dei giudici. Ora si attendono le motivazioni della sentenza.

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E’ caduta la condanna di ergastolo per i fratelli Bianchi 

Marco e Gabriele Bianchi sono stati condannati in primo grado all’ergastolo dalla Corte d’Assise del Tribunale di Frosinone per l’omicidio di Willy Monteiro. Condanna che oggi non ha trovato conferma in Appello. Nelle motivazioni della sentenza il giudice spiegava che tutti e quattro gli imputati sapevano di poter uccidere, in quanto “avevano la percezione del concreto rischio che attraverso la loro azione Willy potesse perdere la vita, e nondimeno hanno continuato a picchiarlo“. Il pubblico ministero aveva chiesto l’ergastolo per i fratelli Bianchi e ventiquattro anni per Belleggia e Pincarelli.

L’omicidio di Willy Monteiro Duarte

Willy Monteiro Duarte aveva ventuno anni, di origini capoverdiane, abitava a Paliano in provincia di Frosinone, dove lavorava come cuoco e sognava una carriera all’interno del mondo della ristorazione. Era molto affettuoso e amava la sua famiglia: i suoi genitori e sua sorella. La sera in cui è stato ucciso era in compagnia di coetanei in piazza Oberdan a Colleferro, quando è rimasto vittima di un pestaggio, intervenuto in una rissa, per difendere un suo amico. È stato colpito con calci e pugni e le botte sono continuate anche quando è finito riverso a terra. L’autopsia ha confermato che il decesso è sopraggiunto a causa delle violente percosse ricevute, nessun organo interno era intatto. Sul cuore c’era una lesione di sette centimetri. Quando l’ambulanza è arrivata per il ragazzo non c’è stato purtroppo nulla da fare, era già morto.

Cosa pensa la famiglia di Willy ? 

Oggi 12 luglio la corte d’Appello di Roma avrebbe potuto confermare le condanne di primo grado, come richiesto dal procuratore generale, oppure assolvere o derubricare il reato a omicidio preterintenzionale anziché volontario e con esclusione delle aggravanti come richiesto dalle difese. La riduzione della pena si spiega con il riconoscimento della Corte anche ai Bianchi, come già fatto per gli altri due imputati in primo grado, delle attenuanti generiche così da pareggiare le aggravanti.

«Accettiamo questa decisione, va bene così», dicono andando via i genitori di Willy, Lucia e Armando, affiancati dall’altra figlia, Milena, che indossa la maglietta “Stiamo online 16.10.2020”, la frase che Willy diceva agli amici per intendere di restare in contatto. «Era una delle decisioni possibili, la più probabile viste le attenuanti concesse in primo grado agli altri imputati – ragiona Domanico Marzi, legale della famiglia -. Hanno agito in quattro con differenze davvero minime tra loro. Siamo contenti comunque che in meno di tre anni ci sia stata una sentenza di secondo grado che ha riconosciuto la loro colpevolezza».

La difesa

La difesa ha chiesto l’assoluzione per gli imputati. Valerio Spigarelli, legale della famiglia  ha definito squilibrata la sentenza di primo grado, perché poggiata sulla mostrificazione degli imputati. La decisione dei giudici su un caso che ha sconvolto l’Italia è destinata a far discutere. Si dovranno attendere le motivazioni della sentenza per capire le ragioni dello sconto di pena.

Anche se Ippolita Naso e Valerio Spigarelli, difensori di Gabriele Bianchi, si ritengono soddisfatti: «È solo un primo passo, altro c’è da chiarire. Lo faremo in Cassazione».

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