Una zona di mezzo, divisa tra due clan: i De Rosa di Qualiano ed i Mallardo di Giugliano. Il tratto di strada della Circumvallazione esterna che va dalla rotonda della guardia di finanza fino al Ponte Riccio era soggetta al racket dei due clan. A gestire i rapporti era Domenico Pirozzi il quale doveva tenere a bada le pretese di Francesco Fusco, detto “Spiritillo”, ritenuto reggente del clan De Rosa, ritenuto autore da parte degli inquirenti di diverse condotte estorsive nel tratto di strada.
Fusco, durante il giro di estorsioni a tappeto lungo la Circumvallazione, si era visto rifiutare la richiesta da parte delle vittime perché molti vantavano rapporti di parentela o vicinanza proprio con la famiglia Pirozzi di Mimì ‘o pesante. Ciò lo aveva molto infastidito. Così i vertici dei due clan si incontrarono per trovare un accordo. Dalle intercettazioni emerge che Domenico Pirozzi, custode di una mentalità tipicamente camorristica e rispettoso delle regole mafiose in base alle quali ciascun clan ha il proprio territorio di influenza, invitava i suoi parenti a rispettare l’egemonia criminale di Fusco sul territorio qualianese ed a pagare quindi l’estorsione richiesta, considerata quale un “regalo” dovuto. “Dice che disse vicino allo zio … “Mimì sono tutti parenti tuoi qua ” … e che deve fare?”.. “là il
doppio senso è tutto il vostro” …. disse … “ora mi metto nelle spese tue?”, avrebbe detto Spiritillo.
In una intercettazione Francesco Abbate, figlio di Andrea Abbate, sottolineava che Mimì ‘o pesante non intendeva intromettersi nelle richieste estorsive del clan di Qualiano, soprattutto per non esporsi in prima persona e rischiare l’arresto (” … dice .. io mi devo andare a fare la carcerazione e voi … vi devo mettere a posto?“) ed aggiungeva che Pirozzi riteneva che anche i suoi parenti dovessero sottostare alle pretese estorsive del clan di Qualiano, anche con un’elargizione minima di danaro in segno di rispetto (“dice “pure un fiore … un regalo … cacciate” … hai capito che dice?! dice “che ci vuole”.)
A raccontare l’incontro chiarificatore tra ‘o pesante e Fusco è anche Andrea Abbate sulle numerose rivendicazioni dei vari commercianti che, in ragione del legame di parentela con Pirozzi, non volevano pagare l’estorsione ( ” … il giorno dopo vanno dallo zio … quello andò /à … e questo è il parente … quello è il parente … si incontrarono … disse “Mimì allora ce li dai tu? … ci dai a campare t u. ? “). Abbate dal canto suo, riconosceva le buone ragioni di Spiritillo, ritenendolo legittimato ad imporre le estorsioni sul territorio di Qualiano: “hanno ragione pure Totore”. Andrea Abbate escludeva la possibilità di denunciare l’estorsione di cui egli stesso era vittima, ma accettava di pagare il meno possibile, confermando che anche il fratello Antonio era stato avvicinato.
Dunque Pirozzi e Fusco dopo essersi incontrati, avevano sancito un vero e proprio accordo nel pieno rispetto delle influenze dei rispettivi clan sul territorio. Il reggente del clan Maliardo, pur essendo di fatto in una posizione predominante rispetto al sodalizio criminale qualianese, non intendeva interferire negli affari di quest’ultimo ed anzi aveva consigliato ai suoi parenti di fare un “regalo” a Fusco