Negli anni 90 era un fiore all’occhiello della zona ASI di Marcianise. Offriva lavoro a decine di persone e la produzione andava avanti a pieno ritmo. Poi, i tempi sono cambiati. E’ scoppiata la crisi e la fabbrica è stata prima chiusa e, poi, abbandonata. Negl’anni, l’enorme area di 28000 mq è diventata una sorta di selva di rovi, ferro e cemento. Il degrado è tale da incutere timore ai più. Ma non è tutto. L’ex fabbrica è diventata una vera e propria discarica. Secondo la Guardia di Finanza di Marcianise, che ha svolto le indagini, nell’area sono stati trovati cumuli estesi di rifiuti tossici. Pericolosi per la salute e per l’ambiente. Liquidi e solidi. Secondo le forze dell’ordine, le vasche di contenimento erano stracolmi di liquami, olii esausti e reflui industriali.
Da fabbrica a discarica, il passo è breve quando non c’è controllo del territorio
Una discarica da bollino rosso, totalmente incontrollata, catastroficamente illegale. Oltre ai liquami tossici, sono stati rinvenuti cumuli di calce non lavorata, materiale di risulta, pneumatici usurati e, in parte, bruciati. Ma anche elettrodomestici e rifiuti tal quale. L’area è stata sequestrata e il proprietario denunciato alla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere per gravi reati ambientali. Il territorio marcianisano è stato più volte colpito da vere e proprie bufere ambientali. La comunità cittadina è gioco forza diventata sensibile e vigile sulle tematiche riguardanti la salvaguardia del territorio. Sembra evidente che qualcuno ancora resiste nostalgicamente aggrappato ad un passato che in molti cercano di dimenticare. Sorge, quindi, una domanda: si potrebbero evitare le derive delle periferie abbandonate con il controllo capillare dei territori?