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Nell’ex discarica la coltivazione di Colza e Mais

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Colza e mais al posto di pesche e albicocche nelle aree vicine alle ex discariche di Giugliano: la proposta arriva dall’assessore regionale all’agricoltura Vito Amendolara che è anche direttore regionale della Coldiretti. Un’idea avanzata all’indomani dello stanziamento di 48 milioni di euro per la messa in sicurezza dell’area della ex discarica Resit riempita di veleni nel corso degli ultimi venti anni. Secondo il geologo toscano Giovanni Balestri, incaricato di svolgere una perizia dai Pm Giuseppe Narducci e Alessandro Milita, le sostanze tossiche sversate nel sito gestito da Cipriano Chianese hanno inquinato la falda acquifera: le analisi hanno evidenziato la presenza di sostanze cancerogene. Secondo l’assessore regionale all’ambiente Giovanni Romano bisognerà innanzitutto bloccare i canali che provocano l’inquinamento e poi eliminare la porzione di terreno malata e interdire l’utilizzo delle aree più prossime alle discariche. Contestualmente il sindaco di Giugliano, Giovanni Pianese, dovrebbe interdire l’uso dei pozzi avvelenati. Un’operazione che provocherà un grave danno agli agricoltori che nell’area tra Giugliano e Castelvolturno hanno alberi carichi di frutta e campi coltivati. «Bisogna evitare che questi imprenditori siano danneggiati due volte – sostiene l’assessore Amendolara – Io credo che chi ha ceduto i propri campi per le discariche abusive sia un delinquente come chi ha avvelenato i terreni. Ma ci sono tanti coltivatori onesti che non possono pagare per colpe commesse da altri». Perciò Amendolara propone un percorso alternativo: la caratterizzazione delle aree vicine alla discarica, la bonifica e poi l’utilizzo per la coltivazione di prodotti no food. L’assessore pensa soprattutto a derrate utili per alimentare le centrali a biomasse. E non solo. «C’è un’impresa, la Novamont, che realizza bioplastica prodotta con i derivati dell’amido. Potrebbe utilizzare vegetali coltivati proprio a Giugliano. L’azienda ha proposto di aprire uno stabilimento in Campania, nell’area di Marcianise ed era già stato stilato dalla giunta Bassolino un accordo di programma: si tratta, quindi, di un progetto concreto che potrebbe essere realizzato in tempi realivamente brevi. E non solo. Parte dei terreni sono stati sequestrati dalla magistratura: secondo l’assessore potrebbero essere in futuro coltivati da cooperative di giovani. «Ovviamente su questo punto dovremo agire – sostiene Amendolara – di concerto con i giudici». E del resto anche l’ordinanza della presidenza del consiglio che stanzia i 48 milioni stabilisce che tutte le iniziative vengano prese «nel rigoroso rispetto delle determinazioni assunte e da assumersi da parte dell’autorità giudiziaria». Autorità giudiziaria che proprio per la Resit ha già inviato sei avvisi di conclusione indagini. Tutto questo in un futuro più o meno prossimo. Per il momento, però, bisognerà fare il primo doloroso passo: chiudere i pozzi che risultano inquinati e vietare l’utilizzo delle acque per irrigare i campi. Di fatto si tratta di bloccare la produzione agricola in un’area molto vasta.


Daniela De Crescenzo

Il Mattino il 23/08/2010

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Il Mattino il 23/08/2010

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