Finalmente una buona notizia per il quartiere Scampia. Una di quelle che vengono alimentate dalla speranza di chi il quartiere lo vive e di chi lo vorrebbe rigoglioso e funzionante. La Giunta regionale della Campania fa sapere, attraverso un comunicato stampa, che è pronto lo sblocca fondi per ultimare la struttura destinata a diventare l’Università di Scampia. L’università di medicina, tra l’altro. Un polo di primaria importanza per la posizione. Sia per la Federico II che per il quartiere ospitante, chiaramente. Stando al comunicato, “Gli incontri intercorsi nell’ultimo mese e anche oggi tra Regione e Comune di Napoli hanno determinato la condivisione dei procedimenti per la realizzazione della facoltà di Medicina a Scampia, la quantificazione delle risorse necessarie a completare l’opera e l’individuazione delle fonti di finanziamento“. In sostanza saranno circa 5,5 milioni di euro ad essere sbloccati. Vitali, aggiungerei.
L’Università a Scampia. E il resto?
Eppure l’ottimismo viene adombrato dalla storia recente del quartiere. Il palazzo dell?università di Scampia, come racconta un focus su la Repubblica – Napoli, è catalogabile, ad oggi, come il fiore all’occhiello delle grandi incompiute di Napoli. Utilizzato come baluardo delle passate campagne elettorali, la struttura destinata all’Università è vittima di pesanti ritardi nei tempi di consegna (2019, nda). E non è la sola a soffrire di burocrazia inefficiente. Nell’Auditorium di Scampia sono ancora rifugiate le famiglie rom a cui furono bruciate le case/baracche. La piscina olimpionica comunale è un fosso pieno di rifiuti, il parco è un campo minato da siringhe usate. I campi da tennis sono attualmente utilizzati come parcheggi. E non si parla nemmeno di aiuti sostanziosi alle associazioni sportive che nel quartiere sono fonte di speranza e che si mantengono in vita a stento. Insomma, l’Università di Medicina a Scampia. Si, ma il resto?
