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mercoledì, Giugno 26, 2024
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“Uomini forti, destini forti”. Napoli dica grazie a Luciano Spalletti, l’allenatore che ha distrutto napolisti e napulegni

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“Uomini forti, destini forti”. Era il 29 maggio del 2021 quando Luciano Spalletti firmò il contratto con il Napoli. Esattamente due anni dopo, il 29 maggio del 2023, con lo Scudetto in tasca appena vinto, l’allenatore di Certaldo ha annunciato l’abbandono alla panchina azzurra. “Sono troppo stanco, ho fatto il massimo e non posso dare di più”, ha detto Spalletti a Coverciano. Devo allenare Matilde, una figlia piccola con la quale non sono mai stato insieme. Napoli? Non sono in grado di restituire quello che si riceve, è una roba incredibile”. E’ vero, mister Spalletti ha ricevuto tanto da Napoli, ma ha dato molto di più. Innanzitutto uno Scudetto, dopo 33 anni di lunga attesa. C’è tanto dello Spalletti-uomo in questo Tricolore. Il suo atteggiamento, durante tutto l’arco dell’anno, anzi dei due anni alla guida del Napoli, è stato fondamentale e spiazzante per una città come Napoli abituata a spaccarsi sull’allenatore. Lo abbiamo visto con Benitez, adottato dai napolisti, e con Sarri, innalzato a Comandante dai napulegni, salvo poi essere bollato come traditore dopo il passaggio alla Juve.

Spalletti non è stato niente di tutto ciò. Il suo arrivo a Napoli è stato accolto con diffidenza da gran parte della piazza, che anche lo scorso settembre gli dedicarono uno striscione non certo dolceall’esterno dello stadio Diego Armando Maradona di Napoli. “16-10-21: Spalletti, la Panda te la restituiamo, basta che te ne vai”. Questo il testo, in riferimento all’auto rubata all’allenatore del Napoli.

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Spalletti, da buon toscanaccio, ha risposto sul campo, lavorando a testa bassa. Certo, anche lui fece una faccia sbalordita quando De Laurentiis disse, dopo le partenze dei vari big Insigne, Mertens e Koulibaly, che avrebbe costruito un Napoli da scudetto.

Certo, anche il buon Luciano ha utilizzato durante le conferenze stampa, la sua dote di paraculismo verso Napoli ed i napoletani, ma senza mai sfociare nel populismo sarriano né nell’aristocrazia beniteziana. Si è posto giusto in mezzo, utilizzando bastone e carota con la stampa e con i suoi giocatori. Elogiandoli quando serviva, ma non disdegnando di frasi forti ed ad effetto anche nei confronti di tifosi e presidente. Mentre il Napoli si avviava verso la vittoria dello Scudetto, è stato lui a sanare la spaccatura tra il Presidente De Laurentiis e i gruppi organizzati della tifoseria partenopea. Indimenticabile la sua uscita dopo la brutta sconfitta in casa col Milan. “Se succede di nuovo me ne vado”. Un messaggio chiaro, diretto, preciso. Fu così che Adl e tifosi si trovarono seduti ad un tavolo. Spalletti non ha lasciato mai nulla al caso, questa la sua più grande qualità. Del resto aveva fatto tesoro di ciò che era successo quando allenava la Roma, piazza altrettando calda come Napoli, capace di abbattersi alla prima sconfitta ed esaltarsi dopo una vittoria. Spalletti ha tenuto sempre la barra diritta ed il timone in mano, ragionando di partita in partita, fino alla matematica vittoria.

Luciano Spalletti allenatore dell’anno

Se da punto di vista umano e comunicativo ha saputo gestire i rapporti con stampa e tifoseria in modo perfetto, ha fatto ancora meglio sul rettangolo di gioco, dando alla squadra un gioco spettacolare per l’intero arco della stagione, sia in campionato che in Champions. Ed infatti ha vinto meritatamente il premio di ‘Coach of the Season’ della Serie A 2022/2023. Il premio – che verrà consegnato al tecnico toscano domenica prossima allo stadio ‘Maradona’ prima di Napoli-Sampdoria – è stato assegnato da una giuria composta da direttori di testate giornalistiche sportive che hanno valutato gli allenatori in base a criteri tecnico sportivi e di qualità di gioco, oltre che di comportamento/fair play tenuto durante le gare.

“La stagione di Luciano Spalletti alla guida del Napoli è stata semplicemente straordinaria – ha dichiarato l’Ad di Lega Serie A, Luigi De Siervo -. La conquista dello storico terzo scudetto dei partenopei è il risultato del grande impegno della società e del lavoro di un tecnico preparatissimo e di grande carisma, capace di integrare al meglio i nuovi arrivati e di valorizzare i calciatori già presenti in rosa. Gli azzurri sono infatti riusciti a imporsi fin dalle prime giornate non soltanto per il risultato, ma anche per il gioco spettacolare, esprimendo un calcio tra i più apprezzati sul piano internazionale”.

Non sarà facile digerire il suo addio, sotto tutti i punti di vista. Se vogliamo dirla tutta ha fatto anche meglio di Ottavio Bianchi e Albertino Bigon, che avevano dalla loro parte un certo Diego Armando Maradona. Spalletti non aveva il campione assoluto, ma un gruppo di bravi giocatori diventati fuoriclasse grazie al gioco.

Grazie Luciano, hai colto l’anima più profonda di Napoli e dei napoletani e te la sei tatuata sulla pelle, per sempre. Napoi non ti dimenticherà mai.

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Antonio Mangione
Antonio Mangionehttp://www.internapoli.it
Giornalista pubblicita iscritto dalll'ottobre 2010 all'albo dei Pubblicisti, ho iniziato questo lavoro nel 2008 scrivendo con testate locali come AbbiAbbè e InterNapoli.it. Poi sono stato corrispondente e redattore per 4 anni per il quotidiano Cronache di Napoli dove mi sono occupato di cronaca, attualità e politica fino al 2014. Poi ho collaborato con testate sportive come PerSempreNapoli.it e diverse testate televisive. Dal 2014 sono caporedattore della testata giornalistica InterNapoli.it e collaboro con il quotidiamo Il Roma
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