E’ una vera e propria mannaia quella che pende sul clan Lo Russo e su chi ne ha fatto parte in passato quella costituita dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Mariano Torre, ex braccio destro di Carlo Lo Russo ma soprattutto ‘gola profonda’ del gruppo che per trent’anni ha fatto il bello e cattivo tempo a Miano. Sono diversi gli omicidi ricostruiti da Torre, alcuni dei quali avvenuti durante il regime di terrore di ‘Carlucciello’ e della sua batteria di giovanissimi. Come quello di Pasquale Izzi, ricostruito da Torre con un retroscena di apparente normalità che assume i contorni della tragedia. Come raccontato da Torre: «L’omicidio di Pasquale Izzi è scaturito perchè Carlo Lo Russo ebbe una lettera dal carcere e questa lettera diceva che Pasquale Izzi, siccome era detenuto con Antonio Genidoni e Fabio Cardillo, ogni volta che rientrava dai permessi diceva loro che Carlo ogni mattina andava a correre sul campo da calcio». E’ questo uno dei passaggi chiave dei racconti fatti da Mariano Torre ai magistrati sull’omicidio avvenuto proprio sotto l’abitazione del boss.
Il pentito ha rivelato che Izzi doveva già essere ucciso in un precedente permesso premio ma l’agguato non fu preparato in tempo: «Dicemmo a Tommy (Tommaso D’Andrea, ndr) che il giorno dopo dovevamo fare un servizio e che ci serviva il suo aiuto. Perfarci sapere l’orario preciso in cui lui usciva di casa per tornare in carcere. Chiedemmo il suo aiuto perché lui lo conosceva, si mise a disposizione e prendemmo appuntamento per l’indomani mattina, alle 7 a casa di Salvatore Fresa dove avevamo le armi. Inoltre da casa di Salvatore Freda si vede la zona da cui sarebbe uscito Izzi. Dicemmo a Tommy che dovevamo fare “un servizio” perché nel nostro gergo si parla di “servizio”per riferirci agli omicidi. Del Resto, Marco lo aveva informato su quello che dovevamo fare.Tommy, Ciro e antonio Buono rimasero a casa di Salvatore. Ciro e Buono si misero sul balcone con il compito di farci il fischio quando vedevamo Izzi scendere da casa. Le armi erano custodite da Salvatore: io presi una calibro 9, Luigi una 9×21». Ma c’è dell’altro. «Il giorno prima dell’omicidio mi recai allo zoo safari con mia moglie e mio figlio. Stesso in giornata rientrai da Bari e andammo io e Luigi Cutarelli (condannato a 20 anni in Appello ndr) da Carlo per organizzarci per l’indomani mattina per l’omicidio». Come se niente fosse.