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mercoledì, Giugno 26, 2024
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Bacoli, il ticket part e tra risse e lunghe code

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DALL’INVIATO DEL «MATTINO» A BACOLI



ENZO CIACCIO





Gesù, Giuseppe, santanna e ’mmaria… una fila di macchine così, di lunedì mattina, non l’avevo mai vista in vita mia», bofonchia un vecchio abbronzato come il rame davanti allo chalet che sforna coppe e gelatini. Bacoli, primo giorno di ticket: test fallito, anzi riuscito. No, test riuscito. Anzi, fallito. Anzi, solo rinviato. Di sicuro, al prossimo week end, quando le macchine dei pendolari saranno davvero migliaia e il sole picchierà ancor più duro sulle frittatine chiuse dentro al cofano e i varchi risulteranno ancor più angusti e tracimerà davvero tronfia questa enorme, spudorata, infinita trappola di sudore, di parolacce, di vaffanc… e di tutto il peggio che umana progenie sia capace di partorire sotto la cappa di tanto afrore.
Bacoli, benvenuti a pagamento. È il primo giorno di ticket: alle dieci di mattina via Risorgimento è già un tappeto di lamiere roventi. E immobili. Un fiume di tartarughe, mugugnanti e arrabbiate. Chi alla fine riesce a sbucare in villa comunale, fa appena in tempo a tirare un sospiro di sollievo e si ritrova – subito – aggrovigliato in un altro ingorgo. Ancor più inesorabile. E in un’altra fila. Ancor più micidiale. E in altre parolacce. Sempre più irripetibili. Laggiù, a un paio di chilometri più avanti ma sembra lontano più di Samarcanda, «vige» il temuto posto di blocco. Quello degli esattori. Cioè dei vigili urbani, insieme alla Guardia di Finanza e a qualche carabiniere che, quando tutto è ormai alla paralisi, ferma la folla imbestialita e impone di deviare chissà per chissà dove. Accade che al posto di blocco un solo incaricato, accaldato e ansioso, sta faticosamente elargendo i tickets in cambio dei cinque euro di pedaggio. L’omino deve scrivere sulla ricevuta anche il numero di targa. Ogni ticket, un numero di targa. Ogni numero di targa, un ticket da staccare. L’omino è tutto sudato. Si affretta. Si arrabatta. Il risultato? Ritmi troppo lenti. Lenti come tutto il resto, in questo ex tranquillo posto di mare trasformato in apocalittica bolgia. Poi, come se non bastasse, arriva la tribù di quelli dei lidi. Scalmanati e ululanti: contro il ticket hanno chiesto addirittura l’aiuto della magistratura. Ore 11.15: la frittata è fatta. Loro, quelli dei lidi, sono una quarantina, divisi fra il posto di blocco di via Miseno e quello in direzione di Miliscola. Urlano, strepitano, minacciano fuoco e fiamme: afferrano come consumati chansonnier i microfoni delle Tv locali, si auto-intervistano eccitati, si concedono a slogans fuori misura, del tipo «Bacoli non è il Cile» oppure «sindaco, vattene: ci hai ridotti alla fame». Esagerano. Vistosamente. E non è vero che sono alla fame. Anzi. E commettono, in pochi minuti, anche una decina di oltraggi a pubblico ufficiale, senza che nessuno abbia la grazia di farglielo almeno notare. Poi, indisturbati, si stendono sulla strada. E impongono a tutti «il libero ingresso nella libera Bacoli».
«Ninocco» il parcheggiatore stamattina prende un’euro e mezzo per un’ora di sosta. Lavora a pochi metri dal Municipio. E ancor di meno dalla stazione dei carabinieri. Lo scontrino? Non è cosa che lo riguardi. Gli altri, sul lungomare, chiedono tre euro senza limiti di orario. Qualcuno ha calcolato che nei parcheggi di Miseno e Miliscola ci sarebbe posto per diecimila macchine. Altro che ridotti alla fame. È un bell’affare, a tre euro al giorno. Un ottimo affare, visto che il terreno demaniale è in affitto per due lire e che qui di macchine, dicono, ogni mattina ne vengono stipate fino a quindicimila. E anche di più. Bacoli arraffa arraffa, simbolo vociante e improvvido di questi Campi flegrei munti e smunti senza ritegno nè una briciola di pietas. Una casa in fitto costa come a Capri. Ma alle undici di mattina, nonostante gli sforzi del sindaco, un camion della nettezza urbana ancora è in giro a raccogliere l’immondizia. Che spavalda troneggia, sui cassonetti ricolmi.
Per tutta la mattinata la storia del ticket funziona così: se arrivi al posto di blocco quando non ci sono i manifestanti, paghi i cinque euro e passi. Se invece arrivi quando al posto di blocco piombano i manifestanti, che vanno e vengono tra Miseno e Miliscola, o resti bloccato dall’improvvisato sit-in oppure passi senza pagare una lira. Vigili e compagnìa hanno ordine di lasciar stare. Ordine sensato, per evitare ulteriori incidenti. Però, nei fatti, iniquo verso chi il ticket l’ha invece già sborsato. E i nervi schizzano, a fior di pelle. Un vigile urbano, Aldo Pirolli, deve ricorrere alle cure dei medici dell’ospedale di Pozzuoli: per sedare una rissa, si è beccato un gran pugno in faccia. Il paradosso è che, se si volge lo sguardo alla spiaggia, si nota che è semi-deserta: pochi bagnanti, la maggior parte degli ombrelloni restano chiusi. Che cosa accadrà quando sabato mattina questi lidi saranno davvero presi d’assalto dai pendolari? «Adotteremo correttivi – fa sapere tranquillo Antonio Coppola, il sindaco – per esempio, stiamo pensando di distribuire i tickets presso tabaccherie e giornalai: gli automobilisti potranno rifornirsene. Poi, toccherà ai vigili controllare a campione che tutti ne siano regolarmente forniti. Altrimenti…».




IL MATTINO 1 LUGLIO 2003

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