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mercoledì, Giugno 26, 2024
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Il desiderio di una vita normale. «Impossibile qui. Ai miei figli dico: andate via finchè siete in tempo»

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Caro Direttore, ti voglio raccontare una “normale” serata d’estate a Qualiano. Ieri sera (21 luglio scorso, ndr) , dopo una giornata di lavoro, con mia moglie, dopo cena sul terrazzo di casa, mi godevo quel lieve vento che sembrava dare, finalmente, una certa tregua al caldo afoso della giornata. Un caldo che per l’intera giornata ci aveva spossato. Quel venticello filtrava attraverso alcuni alberi di agrumi piantati nel giardino di mio zio e che arrivano fino al terrazzo di casa mia. Ah, che fresco, finalmente si respira!!! Era piacevole discorrere, nel dopo-cena, con mia moglie di quelle che erano gli affanni del lavoro, le preoccupazioni per i figli, ma anche la progettazione delle vacanze, di qualche innocuo inciucio e di altri argomenti.

Quel fresco era perfetto complice che stimolava il dialogo e anche un pò ruffiano perchè ci faceva sentire più vicini l’uno all’altra. Il cielo stellato, i rumori della strada ormai sopiti… Una normale serata d’estate da trascorrere piacevolmente sul balcone di casa, in attesa che la stanchezza prendesse il sopravvento sulla conversazione e andare a letto. Ore 11,20, all’improvviso un’acre odore, credo di pneumatici bruciati, ci ha sorpresi sul terrazzo e un fumo denso, in pochi minuti ci ha avvolti. Gli occhi che bruciavano, difficoltà respiratorie. In pochi attimi i lampioni della strada riflettevano la luce attraverso una strana nebbia. Subito, sparecchiamo, andiamo a chiudere le porte e le finestre!!! Una scena che anni fa ho vissuto in campeggio quando arrivavano improvvisi temporali e dovevamo raccogliere tutta la roba all’aperto e chiuderci nella roulotte. In casa un caldo pazzesco! Dai vetri della finestra ancora quella strana nebbia intorno ai lampioni. Ora quella piacevole sensazione di tiepida serata di mezza estate, si è trasformata in rabbia, imprecazione, sensazione di subire una violenza, in mancanza di libertà. Da tanto, troppo tempo non siamo più padroni della nostra vita, in questo lembo di terra, una volta “ferace ombelico del regno di Pomona”, ora bruciato, offeso, violentato, mortificato da ignobili assassini che attentano quotidianamente all’ambiente e alla nostra vita

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Qualche minuto più tardi arriva mia figlia da una serata trascorsa con gli amici. La settimana scorsa ha fatto l’esame di maturità. Mi domanda cosa fosse tutto quel fumo e quell’odore che aveva visto ritornando dalla circumvallazione esterna. Le rispondo, minimizzando, che qualcuno ha incendiato i soliti pneumatici in qualche campagna circostante. “Ah, a proposito, hai scelto l’Università? Amore ti posso dare un consiglio? Scegli una facoltà fuori Napoli, è meglio!!!” Almeno tu, salvati!!! Nella penombra della stanza, ora,gli occhi si riempono di lacrime. Forse sarà il fumo di prima…


Stefano Sgariglia


Caro Stefano, quello che affermi è terribilmente vero. Ma io credo che non bisogna lasciarsi prendere dallo sconforto. Abbandonare questa terra significherebbe accettare la sconfitta. Se da domani ognuno di noi trovasse il coraggio di reagire a questa (ed altre situazioni simili), unendo le proprie forze, ci sarebbe più che la semplice speranza di invertire la rotta. Purtroppo alla vista di un rogo di rifiuti tossici, la reazione di molti è quella di abbassare lo sguardo e continuare per la propria strada. Questo è sbagliato. Bisognerebbe, oltre che indignarsi, segnalare il caso, magari ai vigili del fuoco, al prefetto, ma prima di tutti al sindaco della propria città. Quest’ultimo è responsabile della sicurezza di ogni singolo cittadino e ha il dovere di farsi carico del problema. In secondo luogo bisognerebbe protestare, come ai tempi delle manifestazioni contro le discariche. Per farlo bene, sarebbe necessario, a mio avviso, costituire un’associazione formata da gruppi di volontari organizzati, che abbiano come obbiettivo quello di sorvegliare il territorio, armati di telecamere e macchine fotografiche. Costituirebbe se non altro un deterrente per scoraggiare eventuali malintenzionati. Il territorio è vasto, ma lo sappiamo tutti: le zone dove gli incendi sono più frequenti, sono più o meno note e quasi sempre le stesse. Sono certo che se da iniziative del genere arrivassero buoni risultati, altra gente verrebbe richiamata al dovere morale di collaborare.
Infine, caro Stefano, dobbiamo constatare che abbiamo una pessima classe dirigente (a volte anche subdola e meschina), confermato dal fatto che questi temi servono solo per le campagne elettorali. Che fine hanno fatto quei partiti e quei consiglieri eletti (anche in maggioranza) nelle liste pseudo ambientaliste? Abbiano almeno la dignità di chiedere scusa ai cittadini che rappresentano. Ma va anche detto che tra la popolazione vi è molta brava gente disposta a difendere la propria terra, la propria cultura e la propria dignità ed è insieme a quest’ultimi che bisogna ripartire per ricostruire il nostro futuro e soprattutto quello dei nostri figli.

Aniello Di Nardo
Direttore InterNapoli.it

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