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«IL TERMOVALORIZZATORE? PICCOLO SI PUO’ FARE»
La proposta del sindaco di Qualiano

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QUALIANO. Un piccolo termovalorizzatore al servizio del circondario. È la proposta avanzata dalla consulta per l’ambiente di Qualiano e rilanciata dai sindaci del Giuglianese. «Piccolo si può fare – dice Michele Schiano di Visconti, primo cittadino di Qualiano – Siamo disposti a discutere di impianti sul nostro territorio. Però basta con le discariche: non è possibile che la nostra zona venga di continuo saccheggiata nonostante gli accordi presi a suo tempo col ministro Ronchi». I sindaci della zona chiedono «una provincializzazione del sistema rifiuti». «Un termovalorizzatore per ogni bacino, anziché uno solo ad Acerra: ecco la nostra proposta», rilancia Schiano. Che precisa: «La gestione autonoma dei rifiuti è l’unica soluzione per uscire dall’emergenza. Sì ai termovalorizzatori, dunque, ma a patto che siano amministrati pubblicamente, che sia avviata la bonifica da tempo promessa, che il Commissariato ci dia gli strumenti per avviare una seria raccolta differenziata, che venga migliorato il Cdr di Ponte Riccio». La questione verrà esaminata il prossimo 5 luglio dall’assemblea dei sindaci del consorzio Napoli 1. Favorevole alla proposta il primo cittadino di Giugliano, Francesco Tagliatatela. «Un ciclo dei rifiuti completo per ogni bacino: è questa la strada da seguire. Lo hanno già fatto in Emilia Romagna e in Lombardia, è lì che dobbiamo guardare. Non si può dire di no a tutto». Della questione se n’è discusso animatamente l’altra sera a Varcaturo, nel quarto circolo didattico di via Ripauria, a pochi metri dalla discarica di Settecainati. La cava – requisita il mese scorso da Catenacci per raccogliere la frazione organica in uscita dagli impianti di Cdr – continua ad essere presidiata dalle forze dell’ordine. Anche perché le alternative non sono molte per il Commissariato, e tra queste fa paura la riapertura di un’altra discarica di Giugliano, la Resit, incendiata lo scorso agosto. La gente non vuole che arrivino altri rifiuti, e peraltro si da ormai per scontato che nella cava di Varcaturo non arriva la Fos, ma «spazzatura pessima», come ha ricordato l’ex subcommissario Giulio Facchi intervenendo al dibattito. «Quello che esce dai Cdr è un nuovo rifiuto, spazzatura fresca. Il rischio – ricorda Facchi – è che venga vanificato il sacrificio di Settecainati. Fra sei mesi serviranno nuove aree. Gli impianti vanno corretti, quella Fos non deve più esistere». L’ex subcommissario – che per primo denunciò un’irregolarità nella vendita della cava di via Grotta dell’Olmo («acquistata da una società fantasma a 145mila euro e rivenduta alla Fibe per 650mila euro») – avverte sui rischi. «E’ già iniziata la caccia alla cave – dice – C’è una fitta rete di intermediari che minaccia i contadini per obbligarli a vendere i terreni». Nell’hinterland di discariche nessuno più vuole sentire parlarne: nel giro di pochi chilometri ve ne sono altre quattro – tre a Ponte Riccio e l’altra satura a Villaricca – oltre ad un impianto di Cdr che finora ha prodotto migliaia di ecoballe stoccate in aree provvisorie.


29 giugno 2004

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