Era il 1°luglio dell’82 quando, due killer a bordo di un’auto, spararono ed uccisero l’assessore al personale del Comune di Giugliano per il Psdi, Giuliano Pennacchio. Erano anni difficili quelli, gli anni del post terremoto che ha distrutto la Campania. Strascichi e macerie per tutti i comuni di Napoli nord, nessuno escluso.
Giugliano dopo essersi leccata le ferite, pensa subito a ritessere le tele e ripartire. Anche Giuliano Pennacchio vuole dare il suo contributo al paese. Fu così che decise di candidarsi l’anno dopo il terremoto alle elezioni amministrative del 30 maggio del 1981. Pennacchio voleva partecipare, così, alla gestione della cosa pubblica ed alla rinascita di Giugliano. La cosa diventerà, però, per le amministrazioni e per tutti i cittadini, più difficile del previsto.
Pennacchio è il secondo eletto del suo partito. Il 45enne era già un militante politico, salito come consigliere comunale nel 1970 per la prima volta, fu poi riconfermato nel 1973 e nel 1978. Negli anni ricoprì più volte la carica di assessore nelle giunte presiedute dai sindaci: Andrea Mario Maisto, Giacomo Mallardo, Francesco Pianese e Giuliano Granata. Nel 1982, l’anno della sua morte, Pennacchio aveva la delega amministrativa nella giunta, formata da Dc, Psdi e Pri, del sindaco Mario Maisto. Il mandato di Maisto ebbe, però, vita breve, difatti dopo circa 6 mesi, si dimette lasciando il posto a Giuliano Granata, Dc.
Quel Granata, ex segretario particolare di Ciro Cirillo, sequestrato dalle Brigate Rosse nel 1981 per 89 giorni.
Il sequestro fu al centro di durissime polemiche, infatti, la Democrazia Cristiana optò per la trattativa con i terroristi.
La sua liberazione avvenne tramite intrecci mai chiariti del tutto, che videro probabilmente anche la mediazione di Raffaele Cutolo.
Pennacchio continua con il nuovo sindaco l’incarico assegnatogli nella giunta giuglianese, fino a quel tragico 1 luglio. Quella mattina Giulio, così lo chiamavano gli amici, stava rientrando dopo una mattinata al comune, quando fuori casa sua, due killer a piedi, con altri complici in auto, si avvicinano e gli sparano tre colpi di pistola calibro 38. Per Giulio non c’è stato nulla da fare, muore sul colpo.
Da quello momento Giugliano viene blindata, e le indagini non risparmiano alcuna pista. Troppi interrogativi dietro la morte dell’assessore di quel paese, già entrato agli onori della cronaca per la “vicenda Granata”. Le forze dell’Ordine si spalmano su tutto il territorio. Dopo pochi giorni, difatti, sarà proprio una pattuglia dei carabinieri, dopo un lungo e pericoloso inseguimento, a scovare i due malviventi che la sera del delitto facevano da “palo”.
Le piste da seguire sono tante, si intrecciano e si accavallano. Da subito scartata l’ipotesi della matrice politica, si fanno largo numerose altre ipotesi: dalla vendetta personale alla camorra. La camorra che ha visto sempre in Giugliano terreno fertile per i suoi loschi affari e che a Napoli in quegli anni stava facendo una vera e propria carneficina. La mala aveva intenzione di insediarsi a Giugliano per controllare gli appalti pubblici. L’occhio era puntato a Casacelle, alla camorra facevano gola gli alloggi bloccati da tempo e che ebbero il via libera proprio dopo la morte dell’assessore Pennacchio riconosciuto poi, vittima della criminalità.