Gli ultimi pentimenti che stanno scompaginando i clan camorristici di Pianura rivelano particolari e ‘note di colore’ che testimoniano quanto siano cresciuti, in importanza criminale, i gruppi dell’area flegrea. Tra questi un posto di primo piano spetta ai fratelli Giuseppe e Salvatore Mele ‘e figli e Giulietta’ così come sono conosciuti tra via Cannavino e dintorni. I due fratelli che hanno lanciato la sfida ai Pesce-Marfella avevano iniziato a tessere tutta una serie di alleanze fin dai loro esordi sulla scena criminale; tra le esse la più importante è sicuramente quella con la Vanella Grassi di Secondigliano. C’è una data ben precisa che dà agli investigatori la certezza di questo rinnovato asse: è il 22 giugno 2012 quando all’interno di un’abitazione di un pregiudicato, nel rione Berlingierim, viene arrestato Fabio Magnetti uno dei reggenti della cosca dei ‘girati’. Inutile il tentativo di far fuggire il giovane in un nascondiglio segreto, ricavato in un tunnel da cui si poteva accedere dal terrazzo attraverso una porta in ferro. I poliziotti in quell’occasione oltre a Magnetti arrestarono anche altri pezzi da novanta della Vanella come Vincenzo Esposito ‘o porsche e Joanderson Monaco. A quel summit però c’era anche Giuseppe Mele finito in manette come gli altri. Parlavano di approvvigionamenti di droga e delle nuove rotte che da Secondigliano avrebbero di lì a poco tempo invaso l’area occidentale.
Proprio di Mele parlò in quel periodo il boss di Pianura Giuseppe Marfella, colui che aveva cercato in tutti i modi di evitare la guerra in famiglia con i Mele. Nel corso di un colloquio in carcere intercorso tra Giuseppe Marfella, il figli Mario ed il nipote Domenico Russolillo, i tre parlavano di un episodio che riguardava proprio Giuseppe Mele che aveva imposto il pagamento di euro 200 euro alla settimana ai titolari di tutti i “magazzini” dì “Pianura”, assumendo un atteggiamento estremamente violento nei confronti delle vittime
(«quanti guai sta combinando …. », «sta facendo del male a tanta gente a Pianura … », «la gente che hanno cacciato da Pianura … »)
