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Guerra in Etiopia, alluvioni e terremoti: tutte le accise che pesano sul prezzo della benzina

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Terremoti, alluvioni e addirittura la guerra di Etiopia. Se il prezzo della benzina in Italia è alle stelle è soprattutto per colpa delle accise. L’accisa è una imposta sulla fabbricazione e vendita di prodotti di consumo. La più diffusa è quella sul prezzo dei carburanti, presente a vari livelli in quasi tutto il mondo e in particolare nei Paesi non produttori. In Italia le accise sui carburanti (benzina, diesel e gpl) sono state introdotte gradualmente fin dagli anni ‘30 del secolo scorso per fronteggiare economicamente improvvise emergenze dovute per lo più a disastri naturali ed eventi militari. Oggi se ne contano ben 19 di accise sui carburanti in Italia, ma in realtà questo conteggio non ha più molto senso perché nel 1995, quindi più di venticinque anni fa, le varie accise sono state inglobate in un’unica imposta indifferenziata che finanzia il bilancio statale nel suo complesso (quasi 24 miliardi di euro nel 2021), senza alcun riferimento alle motivazioni originali. E nel 2013 questa misura è diventata pure strutturale.

QUANTO PESA L’ACCISA SUL COSTO FINALE DEI CARBURANTI NEL 2022

Nell’ultima rilevazione del MISE datata 7 marzo 2022, che si riferisce alla media settimanale dei prezzi dal 28 febbraio al 6 marzo, i prezzi nazionali (€/1.000 litri) della benzina, del gasolio e del gpl per l’autotrazione in modalità self-service sono i seguenti:

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– Benzina: 1.953,14 euro di cui 728,40 (accisa), 352,21 (Iva) e 872,53 (netto);

– Gasolio auto: 1.829,33 euro di cui 617,40 (accisa), 329,88 (Iva) e 882,05 (netto);

– Gpl: 853,55 euro di cui 147,27 (accisa), 153,92 (Iva) e 552,36 (netto).

Ne consegue che l’accisa pesa quasi il 40% sul costo finale di benzina e diesel (assai meno sul gpl), e aggiungendoci l’Iva al 22% (calcolata su netto + accisa) il carico sale al 55% circa. Nell’Unione Europea solo l’Olanda e il Regno Unito hanno imposte indirette sui carburanti più alte dell’Italia, ma non solo: il nostro Paese è rispettivamente all’ottavo (per la benzina) e al settimo posto (per i diesel) nella classifica delle nazioni dove il pieno risulta più caro (dati EnjoyTravel.com del 2021).

ACCISE SUI CARBURANTI IN ITALIA: QUALI SONO E COSA FINANZIANO

Per mera curiosità vi riportiamo l’elenco delle 19 accise sui carburanti in Italia introdotte nel corso degli anni. La somma ammonta a circa 0,41 euro (per litro), a cui si deve aggiungere l’imposta di fabbricazione sui carburanti, che porta il totale finale dell’accisa a 0,7284 euro/litro per la benzina e 0,6174 euro/litro per il diesel. Ma, come abbiamo spiegato, l’elenco delle varie accise è ormai puramente indicativo, dato che dal 1995 l’imposta sul carburante è definita in modo unitario e il gettito che ne deriva non finanzia le casse statali in specifiche attività ma nel loro complesso, con una sola aliquota che non distingue tra le diverse componenti. Condizione che tra l’altro rende impossibile (o molto difficile) l’ipotesi di abolirne selettivamente alcune, a cominciare dall’ormai ‘mitologica’ accisa per la guerra d’Etiopia che nella realtà non esiste più. Ecco la lista delle 19 accise con le originarie motivazioni (da Wikipedia):

– Guerra d’Etiopia del 1935-1936: 1,90 lire (0,000981 euro);

– Crisi di Suez del 1956: 14 lire (0,00723 euro);

– Ricostruzione dopo il disastro del Vajont del 1963: 10 lire (0,00516 euro);

– Ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze del 1966: 10 lire (0,00516 euro);

– la Ricostruzione dopo il terremoto del Belice del 1968: 10 lire (0,00516 euro);

– Ricostruzione dopo il terremoto del Friuli del 1976: 99 lire (0,0511 euro);

– Ricostruzione dopo il terremoto dell’Irpinia del 1980: 75 lire (0,0387 euro);

– Missione ONU durante la guerra del Libano del 1982: 205 lire (0,106 euro);

– Missione ONU durante la guerra in Bosnia del 1995: 22 lire (0,0114 euro);

– Rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004: 0,02 euro;

– Acquisto di autobus ecologici nel 2005: 0,005 euro;

– Emergenza terremoto in Abruzzo del 2009: 0,0051 euro;

– Finanziamento alla cultura nel 2011: da 0,0071 a 0,0055 euro;

– Gestione immigrati dopo la crisi libica del 2011: 0,04 euro;

– Emergenza alluvione Liguria e Toscana del novembre 2011: 0,0089 euro;

– Decreto ‘Salva Italia’ del dicembre 2011: 0,082 euro (0,113 sul diesel);

– Emergenza terremoti dell’Emilia del 2012: 0,024 euro;

– Finanziamento del ‘Bonus gestori’ e riduzione delle tasse ai terremotati dell’Abruzzo: 0,005 euro;

– Spese del ‘decreto Fare’ del 2014: 0,0024 euro.

La situazione italiana

Il nostro Paese purtroppo vive un momento di enormi preoccupazioni, ancor più gravi rispetto alla media europea, collegate all’atteggiamento della Russia. Lo stesso Draghi lo ha infatti ricordato: “L’Italia importa il 95% del gas, di cui oltre il 40% dalla Russia”. È vero che nel breve termine, “un’interruzione di flussi non dovrebbe comportare seri problemi”, ma la preoccupazione sale ogni giorno. I prezzi continuano ad aumentare senza sosta e sono evidenti gli effetti sui carburanti.

Cingolani, Ministro della Transizione Ecologica in Italia, ha dato il suo ok per l’adesione del Paese alla proposta di rilascio coordinato di una quota delle scorte petrolifere, che è stata promossa dall’IEA, l’Agenzia internazionale dell’Energia, con un contributo di 2,041 milioni di barili. Lo scopo è chiaramente diminuire questo pericoloso picco di prezzi.

Parla ovviamente anche il Codacons, che aveva già previsto che i prezzi della benzina in modalità servito avrebbero superato la soglia dei 2,1 euro al litro. Secondo l’associazione, questo aumento dei prezzi “risente del conflitto in Ucraina e delle tensioni sulle quotazioni internazionali del petrolio”. E continua: “Siamo in presenza di una vera e propria emergenza perché i rincari di benzina e gasolio non solo aggravano la spesa per i rifornimenti di carburante di famiglie e attività produttive, ma hanno effetti diretti sui prezzi al dettaglio, considerato che in Italia l’85% della merce viaggia su gomma. Il Governo deve intervenire con urgenza per calmierare i listini alla pompa, intervenendo attraverso una sterilizzazione dell’IVA e un taglio delle accise che pesano su benzina e gasolio”.

E infine anche Assoutenti: “Sono in arrivo pesanti aumenti anche per pasta, pane, farine, cereali, biscotti, e dolciumi, con i prezzi al dettaglio di una moltitudine di prodotti che potrebbero subire nel breve termine rincari tra il 15% e il 30%. Pesano i rincari dei carburanti che aggravano la spesa per il trasporto delle merci”. La soluzione sarebbe sempre la stessa: tagliare le accise. Ma sembra non essere minimamente presa in considerazione.

È anche l’Unione Nazionale dei Consumatori a lamentare una situazione davvero ingestibile: “Il Governo non ha ancora mosso un dito per affrontare il problema, che così è diventato ora un’emergenza nazionale”.

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