Sapevano dell’indagine dalla Procura di Napoli e così avrebbero tentato di ostacolare il lavoro della magistratura. Da una parte della scrivania c’era il dottore Luigi Rinaldi e dell’altra l’imprenditore di una ditta funebre Gennaro Tammaro, infatti, il loro incontro è stato registrato nell’ottobre del 2023. L’impresario si è recato all’ufficio del Distretto Sanitario 24 per ottenere dal medico la falsa certificazione necroscopica di un donna.
In quell’occasione il dottore avrebbe mostrato all’interlocutore la notifica della richiesta di proroga delle indagini preliminari a carico suo e di Margherita Tartaglia e Renato Botta, inoltre, Tammaro avrebbe scattato una foto del documento del Tribunale di Napoli. Durante il faccia a faccia, i due avrebbe commentato la vicenda e pianificato le mosse da mettere in campo per ostacolare le indagini. Il dialogo intercettato è stato riportato dall’ordinanza di cautelare emessa dal gip Fabio Provvisier su richiesta della Procura di Napoli.
Luigi Rinaldi: Quindi potremmo essere tutti sotto controllo. Ma non ce ne fotte niente perché noi non facciamo niente di strano mi guardo e non mi metto a fare stronzate… A che ora è morto questo?
Gennaro Tammaro: Questo…. sta qua la scheda. No perché uno era tutto ingrippato…
Rinaldi: 9:30. Questo stiamo a posto… dobbiamo fare la scheda… dobbiamo fare solo la dichiarazione…allora…se sta storia certa te ne esci sempre perché alla fine dici… procuratore io faccio 400 morti all’anno da trent’anni, immaginate un po’, cioè vi rendete conto… incomprensibile…
Il sistema dei falsi certificati all’Asl di Napoli
Ieri Procura di Napoli ha svelato un sistema criminale organizzato dai dirigenti medici Luigi Rinaldi, Margherita Tartaglia e Federico Amirante. I dottori avrebbero tessuto una rete formata da referenti di imprese funebri, faccendieri del mondo dell’invalidità civile, appartenenti a patronati, CAF ed agenzie private. Inoltre un’altra sponda sarebbe stata trovata nei dipendenti pubblici in servizio all’Ufficio Cimiteriale e Anagrafe del Comune di Napoli.
In particolare emergerebbe che i tre dirigenti avrebbero emesso, in cambio di somme di denaro specificate in un tariffario, diversi atti pubblici. In alcuni certificati il medico legale avrebbe constatato il decesso al domicilio del defunto. Invece l’intera documentazione sarebbe stata redatta, sottoscritta e consegnata agli impresari funebri dal medico legale direttamente negli uffici del Distretto Sanitario 24 di via Chiatamone.
Genovese e ragù in cambio dei certificati di morte, il sistema all’Asl di Napoli
Circa 300 militari hanno eseguito un’ordinanza applicativa di misure cautelari emessa dal gip di Napoli nell’ambito di indagini coordinate dalla Procura partenopea, nei confronti di 70 indagati, tutti gravemente indiziati di associazione per delinquere finalizzata al falso ideologico e materiale, corruzione, e truffa aggravata in danno del Servizio Sanitario Nazionale.


