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Usava il telefonino per dare ordini agli affiliati, nei guai il boss Rea

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Francesco Rea continuava a dirigere il clan dal carcere grazie ad un telefonino cellullare . Il 61enne è ritenuto il boss del clan Tammaro-Rea-Veneruso di Casalnuovo. Lui e 5 affiliati sono stati arrestati dai carabinieri di Castello di Cisterna al termine di indagini coordinate dalla Dda di Napoli.

Le nuove accuse notificate dai militari dell’arma a Rea, Armando Tammaro a suo zio Luigi Tammaro, entrambi al vertice dell’omonimo gruppo malavitoso, a Ferdinando La Gatta (uomo di fiducia dei Tammaro), a Michele Benvenuto (che riscuoteva le estorsioni e metteva a segno azioni violente) e a Gennaro D’Ambrosio (guardaspalle e anche gestore delle estorsioni).

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Il blitz contro il clan di Casalnuovo

Nell’ambito di attività di indagine diretta dalla Procura di Napoli, oggi i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Castello di Cisterna hanno eseguito una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 6 persone gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di associazione di tipo mafioso nonché di detenzione e porto illegali di arma da sparo e di tentate estorsioni aggravate dal metodo mafioso e dalla finalità di favorire il gruppo criminale Tammaro-Rea-Veneruso, attivo in Casalnuovo e territori limitrofi. Il provvedimento è firmato dal capo della Procura Nicola Gratteri. 

In particolare, il boss detenuto avrebbe continuato a dare direttive agli affiliati circa gli obiettivi criminali e i soggetti da sottoporre a estorsione. Il provvedimento eseguito è una misura cautelare disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione e i destinatari della stessa sono persone sottoposte alle indagini e, quindi, presunte innocenti fino a sentenza definitiva.

Estorsioni a Casalnuovo, trovata la lista delle vittime del clan

 

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