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venerdì, Aprile 26, 2024
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Figlio del capoclan ucciso in discoteca, condannati i boss dei Casalesi

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Il Gup del Tribunale di Napoli, Giovanni De Angelis, ha condannato a 30 anni di carcere, al termine del rito abbreviato, i boss Michele Zagaria e Vincenzo Schiavone detto Petillo. I due boss erano imputati per l’omicidio di Michele Della Gatta, elemento della cosca ucciso in un lido di Castel Volturno nel 1999.

Il gup ha inoltre inflitto 10 anni e otto mesi ad Antonio Iovine, detto “o ninno”, ex boss dei Casalesi divenuto collaboratore di giustizia. Per quasi 20 anni, del delitto non erano mai stati scoperti mandanti ed esecutori, tanto che la prima indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, attivata dopo l’omicidio, si era chiusa con un’archiviazione.

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LE RIVELAZIONI DEL FIGLIO DI SANDOKAN

Poi importanti collaboratori di giustizia del clan, in primis Nicola Schiavone, primogenito del capo dei Casalesi Francesco Sandokan Schiavone, e quindi lo stesso Antonio Iovine, hanno iniziato a parlare del delitto Della Gatta aprendo nuovi scenari. È emerso che Zagaria e appunto Iovine furono i mandanti del delitto, mentre Vincenzo Schiavone fu l’esecutore materiale, e che il delitto, avvenuto il 5 giugno 1999, sarebbe strettamente connesso ad un altro fatto di sangue accaduto tre mesi prima, il 19 marzo dello stesso anno, ovvero quello di Carlo Amato, figlio del boss Salvatore Amato, che allora controllava la città di Santa Maria Capua Vetere.

PESTATO E ACCOLTELLATO

Carlo Amato, emerse dalle immediate indagini della Dda, fu pestato e accoltellato mortalmente da Della Gatta, allora esponente della famiglia Schiavone, in una discoteca di Santa Maria dove era in corso il MakP 100 del liceo scientifico Amaldi. La festa era stata organizzata dall’allora 18enne Walter Schiavone, figlio di Sandokan, che era presente.

Pare che Carlo avesse offeso Walter Schiavone e il fratello Nicola, per cui Della Gatta reagì pestando e uccidendo Amato. Il padre di quest’ultimo voleva quindi vendicarsi colpendo uno dei figli di Sandokan, così i boss del clan, per evitare sanguinose vendette e dunque una probabile faida, decisero di uccidere Della Gatta. Nello staff dei difensori Paolo Di Furia, Emilio Martino e Giuseppe Tessitore

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