Erano trenta i profili tenuti sotto controllo dagli investigatori. Trenta come i denari che sancirono il tradimento di Giuda. E adesso nel clan è caccia aperta a chi, non intenzionalmente, a partire dall’entrata di Salvatore Tamburrino in Questura, ha detto quella frase di troppo, quella parola che ha poi portato gli investigatori dritti al covo di Chiaiano dove si trovava Marco Di Lauro. Accade tutto quando Tamburrino viene interrogato per spiegare i motivi dell’omicidio dell’ex compagna Norina Matuozzo. Negli uffici di via Medina accade però l’improbabile: un effetto domino innescato dalla presenza di Tamburrino lì, un susseguirsi di elementi che portano gli inquirenti sulla pista giusta.
E’ qui che inizia sulla corsa contro il tempo perchè le forze dell’ordine, anche grazie alle intercettazioni, temono che i Di Lauro possano spostare il superlatitante vanificando quanto accaduto. E invece le forze dell’ordine riescono a mettere su una task force poderosa che riesce a mettere le manette a Di Lauro Junior raggiunto da due nuove ordinanze di custodia cautelare in carcere, entrambe per traffico di sostanze stupefacenti con l’aggravante della matrice camorristica.
Intanto è stato fissato per domani mattina, davanti al gip di Napoli Pietro Carola, l’interrogatorio del superlatitante assistito dagli avvocati Carlo e Gennaro Pecoraro. Al boss sono stati notificati l’ordine di carcerazione per associazione di stampo mafioso e droga, accuse che gli sono valse una condanna definitiva a 11 anni e 2 mesi di reclusione oltre alle già citate ordinanze.
