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Lascia il carcere, a otto anni dall’arresto, Carlo Antonio D’Alterio, condannato per concorso esterno ed estorsione a 12 anni di carcere nell’ambito del processo ‘Caffè Macchiato’, che coinvolse diversi esponenti del clan Mallardo. La XII Sez. del Tribunale del Riesame ha accolto la richiesta degli avvocati Paolo Trofino e Raffaele Quaranta, discussa insieme all’avvocato Marco Sepe, e ha disposto i domiciliari per D’Alterio in un domicilio in Calabria. Soddisfatto l’avvocato Sepe per il risultato raggiunto: “Alla luce delle numerose allegazioni e dopo il precedente annullamento della Ordinanza del Riesame da parte della Cassazione, finalmente riusciamo a mettere un punto sulla cessazione delle esigenze cautelari nei confronti di un ragazzo incensurato alla prima esperienza detentiva”. L’avvocato difensore ha insistito molto su una serie di elementi che in maniera incontrovertibile hanno attestato che le esigenze cautelari, a tanti anni di distanza, erano sostanzialmente venute meno poiché lo zio è deceduto (Feliciano Mallardo, ndr), la società è sottoposta a sequestro e D’Alterio non è mai stato organico al clan.
Dalle indagini emerse che la Seddio, società coinvolta nell’inchiesta, attraverso i fratelli Pino e Carlo D’Alterio avrebbero obbligato i titolari di un bar a rifornirsi da loro poiché nipoti di Mallardo Feliciano. Dopo un primo rigetto dell’istanza davanti al Riesame ed una vittoria in Cassazione, i legali sono tornati al Riesame i cui giudici hanno preso atto della tesi difensiva mettendolo ai domiciliari.
A breve si terrà l’ultima tappa del processo davanti alla Corte di Cassazione che sancirà la parola fine a questa lunga storia partita nel maggio 2011 con l’operazione eseguita a carico di 50 persone, che poi nel corso del primo e secondo grado ha visto diversi soggetti condannati ma anche tante assoluzioni.
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