Il Coronavirus entra a gamba tesa anche nel palazzo di giustizia di Napoli con un sospetto caso riguardante un presidente di sezione della Corte d’Appello. Un nuovo possibile caso che segue a pochi giorni di distanza il contagio di due legali e due segretarie, episodio che ha innescato un duro botta e risposta tra l’Ordine degli avvocati di Napoli (guidato a Antonio Tafuri) e la Procura generale che, di fronte ai dubbi dei legali sulla possibilità di garantire sicurezza nelle aule ed evitare possibili contagi, ha ribadito l’efficienza delle operazioni di sanificazione dei locali.
Questa mattina, alla luce delle nuove notizie filtrate, doveva tenersi in Corte d’Assise (IV sezione) la requisitoria del processo sulla ‘strage delle Fontanelle’. Gli avvocati degli imputati (Leopoldo Perone, Antonio Rizzo, Gennaro Pecoraro, Antonio Briganti e Antonio Del Vecchio) hanno dichiarato di aderire all’astensione del Coa segnalando che la sentenza della Corte Costituzionale (la numero 180 del 2018) che impedisce l’adesione all’astensione nei processi con detenuti trova la sua ratio nel bilanciamento in due interessi costituzionalmente garantiti, quello al diritto di sciopero e quello di non veder compressa la libertà per la sospensione dei termini. La difesa ha però evidenziato che il diritto alla salute, altro diritto costituzionalmente garantito, non può essere compresso da nessun altro diritto.
La Corte (presidente Provitera), preso atto della posizione della difesa dopo essersi riunita in camera di consiglio ha accolto la richiesta di rinvio dei legali sostenendo che non può che aderire alla considerazione che il diritto alla salute viene prima di tutto anche prima di una sentenza della Corte costituzionale. Per tale motivo il processo è stato rinviato al 23 aprile. Il pubblico ministero Urbano Mozzillo si è rimesso alla decisione della Corte.
