Si è recato in ospedale due volte in un giorno e in entrambi i casi ha avuto la stessa risposta: “Lei non ha niente, può andare”. Ma Renato Maffia, 52 anni, è morto mentre tornava a casa, accasciandosi alla presenza dei quattro figli e della moglie.
L’uomo lamentava dei forti dolori al petto, così stremato si è recato al pronto soccorso di Eboli per la prima volta martedì mattina. E’ stato visitato e subito dimesso. Così, forse anche rassicurato dalla dimissione che non lasciava presagire nulla di tragico, è tornato a casa, dove ha cercato di riposare. Ma il dolore non passava, anzi andava via via peggiorando. Non avendo altre alternative, Renato si reca nuovamente al pronto soccorso, dove informa il nuovo medico di essere già stato là quella mattina. Gli vengono effettuate le dovute analisi stabilite dal protocollo: analisi del sangue, controllo della pressione arteriosa e un elettrocardiogramma. La risposta è sempre la stessa: “Lei non ha niente, può tornare a casa”. Ma Renato a casa non è mai tornato, strappato alla vita da un infarto che, forse, poteva essere fermato.
La denuncia è stata presentata dalla moglie, Loredana Rufolo, che ora chiede una giustizia. Intanto le indagini sono iniziate, e i militari hanno sequestrato la salma e tutta la documentazione relativa alle due visite effettuate al 52enne. Il sospetto degli investigatori sulla causa della morte è una dissecazione aortica che, se non diagnosticata in tempo, ha un rischio di rottura fulminante del 40%. Ogni ora, il rischio aumenta dell’1%: in un giorno la probabilità di morte è al 60%. Una dissecazione può essere diagnosticata con vari esami, tra cui anche l’elettrocardiogramma a cui Renato era stato sottoposto. Ora si attende il responso del medico legale e, soprattutto, la risposta da fornire alla moglie, ormai vedova: suo marito poteva essere salvato?
