Condanna ridotta in appello per Nicola Giuseppe Moffa, il baby pistolero indicato come vicino al clan Contini. Il giovane rispondeva del tentato omicidio di Ciro Vecchione e della sua fidanzata. Una sete di vendetta durata due anni: a partire dal 6 aprile 2021 quando ai Vergini fu ferito il figlio di Roberto Murano, storico braccio destro di Nicola Rullo, reggente del sodalizio di Sangiovanniello.
Giovane che è molto amico proprio di Nicola Moffa come si legge nell’ordinanza di custodia cautelare notificata al giovane. Moffa che, guarda caso, era presente anche la sera in cui fu ferito Murano Junior.
In primo grado Moffa rimediò 10 anni e quattro mesi: la Corte d’appello di Napoli (V sezione) accogliendo in pieno le argomentazioni difensive dei legali di Moffa, gli avvocati Leopoldo Perone e Domenico Dello Iacono, ha ridotto la pena di tre anni per complessivi 7 anni e quattro mesi. I due legali già in primo grado erano riusciti a farsi escludere l’aggravante della premeditazione.
Partecipò al film La Paranza dei bambini
Riguardo il ferimento di Ciro Vecchione, conosciuto per aver partecipato al film ‘La paranza dei bambini’, vi è da dire che questi è inoltre nipote di Ciro Armento, ex colonnello dei Misso e attualmente in carcere dove sta scontando una condanna per associazione. Vecchione inoltre sarebbe «legato agli ambienti criminali della Sanità, tant’è che annovera controlli tra gli altri con Gennaro De Martino, nipote di Ciro, affiliato all’estinto clan Misso, e di Gianluca, leader del gruppo del tifo organizzato denominato Rione Sanità».
Un contesto ricostruito nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Lucia De Micco ed eseguita dagli uomini della squadra mobile. I due giovani, prima del raid, si sarebbero sentiti anche al telefono: «Gliel’ho detto pure. Sto con la ragazza non ti preoccupare perché tanto prima o poi mi acchiappi ma ora sto con la ragazza». Una frase che, captata da una cimice presente in ospedale dopo il ferimento, confermò l’esistenza di vecchie ruggini tra i due. Lo stesso Vecchione, nei giorni successivi all’agguato, raccontò ad un parente dell’incontro avvenuto in Romania con lo stesso Moffa durante un concerto: «A Bucarest siamo tutti uguali, qua stiamo in terra nostra…A Bucarest ti salutano quando ti vedono, giustamente non tengono quello che devono tenere, per questo zitto io e zitto tu».