Molto probabilmente, la tarda serata di ieri rimarrà a lungo nella storia del Movimento 5stelle. Di Maio e colleghi, Lega Nord compresa, sono stati battuti per la prima volta da quando hanno vinto le elezioni. Governo battuto in Senato, dove si votava la proposta di legge per il “salva Genova”, nel quale era inserito anche il decreto per il condono fiscale per Ischia. Proprio il secondo punto, promesso da Luigi Di Maio in persona agli ischitani, durante la sua ultima visita a Casamicciola, ha spinto l’opposizione a votare contro. La differenza, però, l’hanno fatta due voti dissidenti di due grillini: il Senatore De Falco e Paola Nugnes. Sia chiaro, votare contro una proposta di legge, anche se proviene dal proprio partito politico, è pienamente lecito. Moralmente, anche doveroso, se vogliamo. Evidentemente, non la pensano così alla casa base del Movimento 5stelle. Soprattutto perché il voto contrario dei due traditori è arrivato a braccetto con quello del “team” di Forza Italia e al Pd.
Governo battuto a causa del “fuoco amico”
Governo battuto a causa di due “traditori”, del Movimento, quindi. Sui dissidenti sono piovute pesanti critiche e insulti da parte dei colleghi di partito. Il Sottosegretario grillino Stefano Buffagli ha così attaccato De Falco: «De Falco aveva detto ‘torna a bordo!’. Io gli dico: se non ti trovi, torna a casa. De Falco rimane un genio che si sente troppo genio rispetto al gruppo. Ha votato contro e senza preavviso insieme con Pd e Fi. Noi dobbiamo tenere in piedi i conti del Paese, non quelli della famiglia De Falco». «Chi ha deciso di anteporre i propri interessi a quelli del Paese dovrebbe tornarsene a casa. Lo squallore della politica del passato era sentire promesse che non venivano mantenute perché qualcuno pensava prima ai propri interessi economici, mediatici, ideologici, privati anteponendoli a quelli del Paese. Siamo stati eletti per dare risposte a questo. Ai genovesi, alle vittime di terremoto, alluvioni e altre emergenze. Per essere compatti e portare a casa il risultato», ha detto il sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia.
