Ad uccidere i due Nappello, zio e nipote, sarebbero stati killer professionisti, indicati da alcuni informatori come ‘persone che conoscevano le dinamiche clan Lo Russo’ o legate da legami di parentela a quella stagione. Uccisi perchè si erano messi contro troppe persone. Ma ad indicare ai sicari i due ‘obiettivi’ sarebbe stato qualcuno della zona, qualcuno che conosceva bene le abitudini dei due e che ha aspettato il momento giusto per fare la classica ‘filata’ ossia il segnale di via ai killer. E’ questa un’indiscrezione filtrata a distanza da quasi un anno da quell’esecuzione.
E’ questa l’ipotesi che gli investigatori stanno seguendo per cercare di identificare i responsabili della mattanza di Miano che segna una nuova fase della guerra di camorra che si combatte nella periferia nord di Napoli. Anche il momento scelto dai responsabili non è a caso: pochi giorni prima erano stati arrestati sei presunti affiliati al clan Nappello. Un ‘momento di debolezza’ che avrebbe fatto il gioco di quanti volevano sbarazzarsi di un cognome così ‘pesante’ a Miano: un’esecuzione firmata con la complicità di chi conosceva a menadito i movimenti del ‘pavone’ e di suo nipote. Troppi i gruppi interessati a fare fuori la neonata formazione: a cominciare dai vecchi ras delle palazzine di via Janfolla per finire ai Licciardi che erano entrati in contrasto con il gruppo dei ‘pavoni’ quando quest’ultimi, alcuni mesi prima, avevano addirittura sparato nella Masseria Cardone dopo un contrasto relativo ai cavalli di ritorno. Una ‘comunanza di interessi’ che rende il quadro investigativo ancora più complesso.
