Giuseppe Vesi, pizzaiolo ma anche gestore di alcuni locali della ristorazione, tra Napoli, Roma e Milano, bandisce il sushi e il poke dai suoi locali. “Meglio piatti tradizionali come una pizza o una carbonara – afferma Vesi – per produrli, non servono quantità ‘industriali’ di acqua e non ci costringono ad inquinare“.
Sushi e poke: un enorme spreco di acqua
Una iniziativa singolare. Un modo per farsi pubblicità? “No. Semplicemente ho riflettuto su un metodo di lavorazione, peraltro per piatti lontani anni luce dalle nostre tradizioni” risponde Vesi. Che aggiunge: “Ho protestato mentre lo preparavano perché mi sembrava una cosa abnorme ma mi hanno spiegato che così si fa. Una enormità, uno spreco che, se moltiplicato per il consumo ormai diffusissimo in tutto il mondo delle due pietanze, rispettivamente una di derivazione giapponese e l’altra hawaiana, rende l’idea di quanta acqua viene letteralmente sprecata“. Da qui la decisione di eliminare dai menu i due piatti. “Ci sono tante alternative – prosegue Vesi – non c’è bisogno di adottare piatti esotici, provenienti da terre lontane, dove queste pratiche sono diffuse e spesso rappresentano il cibo primario. Dai primi piatti alle pizze possiamo godere di tante altre cose gustose“.
L’ulteriore danno ambientale, a parere del pizzaiolo napoletano, “consiste nell’utilizzazione di avocado. Che sia per consumo di acqua nella coltivazione, che per l’inquinamento da anidride carbonica che produce, rende il piatto oggi tanto di moda ancora meno sostenibile“. E allora? “Pizza e carbonara, senza dubbio” conclude Vesi.