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giovedì, Aprile 18, 2024
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Incontro dibattito su ‘La donna del boss’, i liceali del Margherita di Savoia incontrano le Istituzioni

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“Fin quando ci saranno mani in grado di suonare, dipingere, esprimere l’arte non potrà mai esserci violenza”. Federico ha solo 13 anni, ma in queste brevi parole, accompagnate al pianoforte dalle sue portentose mani, ha racchiuso il senso dell’iniziativa, la presentazione de “La donna del boss” di Matilde Andolfo, che si è tenuta ieri sera presso il teatro di InArteVesuvio a Napoli. Un incontro dibattito tra gli studenti del liceo Margherita di Savoia e il procuratore di Avellino Domenico Airoma, l’assessore regionale alla Formazione Armida Filippelli e il parroco della Sanità Antonio Loffredo fresco della seconda laurea honoris causa conseguita presso l’università del Sannio, tutte personalità fortemente impegnate nella società civile. A introdurre la storia di Anna Carrino, che per decenni è stata la compagna del boss del clan dei casalesi Francesco Bidognetti, è stato il giornalista Rai Guido Pocobelli Ragosta. Gli interventi sono stati intervallati dalle letture di alcuni brani del libro a cura dell’attore Ciro Sannino mentre il prologo è stato letto dall’attrice Cristina Donadio.

Al pianoforte Federico Mascolo. Il dibattito ha preso vita con gli interventi dei ragazzi del Margherita di Savoia, unico liceo anche serale in Campania, guidato dal preside Vincenzo Varriale. Padre Loffredo ha sottolineato la realtà del rione Sanità che oggi vive una stagione di rinascita grazie al grande lavoro di prevenzione svolto sul territorio: “Nessun bambino nasce cattivo”. Il procuratore Airoma, prendendo spunto dal libro, si è soffermato sulla figura femminile dei clan, il cui volto è spesso più crudele: “ho conosciuto killer in gonnella e spesso si sono rivelati anche più spietate dei maschi. Ecco perché la scelta non è mai casuale, si sceglie di essere criminali così come si sceglie di collaborare. Noi investigatori, inquirenti possiamo accompagnare, ma la scelta è sempre personale”.

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Per l’assessore Filippelli, per anni preside di frontiera in scuole come il Galiani che ha accolto Mina Verde vittima innocente della camorra, ciascuno è chiamato a fare la sua parte: “Enti come la Regione pianificano percorsi che incoraggiano i giovani e li mettono sulla buona strada, ma anche il cittadino comune deve essere parte attiva senza mai girarsi dall’altra parte”. E dal libro viene lo spunto anche per ricordare Fortuna Bellisario uccisa di botte dal marito rievocata nella postfazione a cura di Antonio Loffredo: “chi picchia una donna è uno stronzo”- ribadisce padre Antonio che su Anna e Fortuna, entrambe vittime dell’indifferenza, aggiunge: “se si fosse intervenuti un’ora prima nella vita di entrambe non avremmo assistito all’epilogo tragico”. Oggi testimoni del martirio di Fortuna sono le “forti guerriere della sanità”. Matilde Andolfo ha invece accostato la figura di Anna a quella di Angela Barra, l’amante di Bidognetti che fece segregare la giovane parrucchiera Mariannina D’Auria di cui si era invaghita tramortendola con siringhe di latte e facendola violentare ripetutamente dai suoi fratelli Carmine e Fortuno. Una violenza sfrenata culminata con l’uccisione del fidanzato di Mariannina, Genovese Pagliuca, vittima di camorra, il cui nome per anni è stato ingiustamente dimenticato.

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