Minacce, vessazioni, intimidazioni. Era questo il clima di terrore che il boss Umberto Luongo aveva imposto durante la sua reggenza. Un ‘regno’ fatto di violenza e minacce a cui tutti dovevano allinearsi. Chi non si allineava alla linea di Luongo veniva punito. E’ questo ciò che accadde a Giovanni De Ponte che, dopo essersi occupato di droga per il clan Troia, aveva iniziato a ricevere minacce estorsive da Luongo e dai D’Amico.
«Da circa un anno non avendo un lavoro e per esigenze familiari ho ripreso a spacciare sostanze stupefacenti. Qualche mese fa fui avvicinato da Umberto Luongo e da Demetrio Sartori del clan D’Amico con a capo Salvatore ‘o pirata operante a San Giovanni a Teduccio che mi comunicarono che se avessi voluto continuare a svolgere l’attività illecita avrei dovuto acquistare lo stupefacente dai loro referenti e pagare una quota settimanale pari a duecento euro. Giudicai la proposta sconveniente anche perchè già cedevo una quota settimanale a Immacolata Iattarelli detta la zia, madre dei fratelli Vincenzo e Francesco Troia. Pertanto rifiutai la proposta e Luongo e Sartori, non accettando la mia risposta, mi presero con la forza e mi chiusero la mano destra nella portiera dell’auto blindata in uso a Umberto Luongo provocandomi delle lesioni. Mi riferirono che non potevo rifiutare la loro proposta e mi imposero di acquistare la sostanza stupefacente dalla loro organizzazione criminale e di pagare la quota senza più dare nulla al clan Troia.