Samuel «avrebbe dovuto soltanto apporre i prezzi sui fuochi d’artificio, non credeva dovesse anche realizzarli. Si è trovato nel posto sbagliato nel momento sbagliato». R. è la compagna 17enne di Samuel Tafciu, il più giovane delle tre vittime dello scoppio della fabbrica di fuochi d’artificio-non autorizzata – in contrada Patacca a Ercolano. Le altre due sono le gemelle Sara e Aurora Esposito, di 26 anni. Com’è intuibile, la ragazza è disperata e si interrompe più volte in un pianto mentre parla con InterNapoli.it e altre testate che sono riuscite a rintracciarla nel quartiere napoletano di Ponticelli, doveva Samuel e R. vivevano.
Tafciu era anche papà di una bambina di 4 mesi. «Viveva per me e per nostra figlia – prosegue R. – Ogni volta che vedeva la bambina, gli brillavano gli occhi. Sarà lei ora a darmi la forza di andare avanti».
La ferrea volontà di prendersi cura della sua famiglia, ha spinto Samuel ad accettare il lavoro in quella fabbrica di fuochi d’artificio, anche per 20, 25 o 30 euro al giorno. Questo perchè, raccontano la suocera e la stessa compagna, nel precedente impiego Tafciu non era stato pagato costringendolo dunque a dover immediatamente sbarcare il lunario.
R. sul punto racconta lodando ancora il suo compagno: «Un ragazzo che è andato a lavorare anche per 20-25 euro al giorno e andava a prendere sempre il latte e i pannolini per la bambina e per me. In quella fabbrica sapeva di dover apporre i prezzi ai botti ma non di doverli costruire. Si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato». Poi un’altra rivelazione della compagna. «Samuel aveva promesso di sposarmi appena avrei compiuto 18 anni. Avremmo fatto il battesimo a nostra figlia e saremmo partiti per un viaggio, che stavamo programmando. Purtroppo insieme non possiamo più farlo, ma io esaudirò lo stesso il suo desiderio. Samuel – conclude R. – resta la mia vita, anche se non c’è più».