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sabato, Aprile 27, 2024
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«Nell’auto dopo l’agguato c’era il sangue di Notturno, Pagano ci sgridò», il racconto del pentito

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Durante l’agguato che costò la vita all’innocente Antonio Landieri Gennaro Notturno fu ferito. E’ questo quanto raccolto dai magistrati contro Giovanni Esposito, il ras salito alla ribalta della cronaca per essere sfuggito a un clamoroso agguato, e da ciò il soprannome di ’o morto, e per l’assoluzione dall’accusa di aver ucciso Giovanni Moccia. Ma  su Giovanni Esposito, cognato di Antonio Abbinante ed esponente di primo piano del clan legato agli Abete-Notturno-Aprea, ha puntato da tempo il dito con decisione il pentito Pasquale Riccio ’o palluso, nipote degli stessi  Abbinante, quindi suo parente acquisito.

Tra novembre 2014 e marzo scorso Pasquale Riccio è stato interrogato più volte dai pm della procura antimafia. Ecco, in un verbale iniziale, come ha riassunto le accuse a Giovanni Esposito. «Per l’omicidio di Antonio Landieri, il disabile, il gruppo di fuoco partì dal rione Monterosa. Ed era composto da Davide Francescone che guidava la macchina, una Punto bianca, Giovanni Esposito ‘o morto, Giovanni Moccia, Gennaro Notturno che fu pure colpito dal fuoco amico. Mentre come appoggio, nei Sette Palazzi, c’erano Giovanni Piana (futuro pentito, ndr) e Giuseppe Carputo. A me fu dato il compito di incendiare la macchina perché dentro c’era il sangue di Gennaro Notturno, che per errore era stato ferito a una spalla. Cesare Pagano ci disse: “Ma che avete combinato? Avete ucciso un innocente».

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