E’ stato ascoltato nuovamente nella giornata di ieri Vincenzo Loffredo, il papà di Giulia, neonata di nove mesi sbranata in casa nella notte tra sabato e domenica ad Acerra.
L’uomo ha confermato la versione già data in un secondo momento a poche ore dalla morte della piccola (inizialmente aveva detto che sua figlia fosse stata aggredita da un randagio). In Procura a Nola ha rivissuto quelle drammatiche ore, ribadendo di non aver assistito all’aggressione da parte del pitbull di famiglia, perché si era addormentato orientativamente intorno alle 10. Ha aggiunto di aver intuito cosa fosse accaduto dai segni dei morsi evidenti sul corpicino della bambina, trovata in terra riversa in una pozza di sangue.
Loffredo resta indagato a piede libero con l’accusa di omicidio colposo e per omessa custodia e vigilanza del pitbull, privo di microchip identificativo.
La versione del giovane è al vaglio degli inquirenti, che vogliono fugare ogni dubbio sulla presenza in casa dello stesso attraverso le immagini delle telecamere di videosorveglianza poste nelle vicinanze dell’abitazione dove si è materializzata la tragedia.
Particolare non di poco conto, così come lo è il risultato delle analisi sulle feci dei due cani (in casa vi era anche un meticcio) per verificare la presenza di tracce organiche della bambina.