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“No alla riconversione delle industrie del Sud Italia in fabbriche belliche”, l’appello di Don Peppino Gambardella

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“Pomigliano d’Arco, Nola e Castellammare di Stabia rischiano di diventare obiettivi sensibili in caso di conflitto”.

A lanciare l’allarme è don Peppino Gambardella, prete “operaio” e presidente dell’associazione Legami di solidarietà, in un accorato appello alla politica e alla società civile affinché si dica no alla riconversione bellica degli stabilimenti metalmeccanici del Sud Italia.

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“La necessità di lavoro – avverte don Peppino – non può giustificare una produzione di morte”. L’associazione che presiede, nata per sostenere i lavoratori in difficoltà, prende posizione netta contro la possibilità che fabbriche come quelle di Leonardo a Pomigliano e Nola, o i cantieri navali di Castellammare di Stabia, vengano riconvertite alla produzione militare.

“Ai nostri iscritti non interessa se le armi andranno in Ucraina o a Gaza – continua il sacerdote – l’importante è che non vengano costruiti strumenti di guerra nelle nostre città”.

L’appello, affidato alla stampa, arriva dopo le dichiarazioni dell’amministratore delegato di Fincantieri, che, secondo don Peppino, avrebbero aperto alla prospettiva di un futuro bellico per le grandi industrie del Mezzogiorno. “Quelle parole – dice – hanno suscitato in noi profondo sconcerto. Si prospetta un cambiamento radicale, calato dall’alto, nel silenzio più totale. Nessuno ha coinvolto le comunità locali, nessuno ha informato le maestranze. Eppure, queste scelte incidono direttamente sul loro futuro”.

Il sacerdote si chiede infine se qualcuno abbia valutato il rischio concreto che le città ospitanti possano trasformarsi in bersagli strategici in caso di guerra. Annuncia infine una manifestazione pubblica, prevista a breve, e non risparmia una critica ai sindacati: “Sembrano essere del tutto assenti su questa vicenda”.

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