Trenta e ventotto anni di reclusione. Una vera e propria stangata. Quella invocata ieri mattina dal pubblico ministero per l’omicidio di Antonio Bortone e il tentato omicidio di Mario D’Isidoro. A rischiare i trent’anni Michele Cleter mentre per Gaetano Vallefuoco, Fabio Cuomo e Michele Landolfi sono stati invocati i ventotto anni di carcere. Il primo aveva ammesso di avere con sé una pistola ma di averla usata per legittima difesa mentre il resto del gruppo si è difeso spiegando di aver accompagnato Cleter sul luogo della sparatoria ma di non sapere quali fossero le sue reali intenzioni. Nel collegio difensivo gli avvocati Rocco Maria Spina, Luigi Senese e Antonella Regine.
Bortone e D’Isidoro erano indicati come vicini al clan Ranucci di Sant’Antimo: contro di loro furono esplosi numerosi colpi di arma da fuoco, infatti, furono repertati 17 bossoli. Il 26enne di Frattamaggiore fu lasciato riverso a terra nel cortile del complesso residenziale di via Solimene mentre D’Isidoro si salvò. Fondamentale per lui un borsello indossato a tracolla, infatti, l’accessorio deviò la traiettoria di alcuni proiettili. Quindi dopo un breve ricovero all’ospedale di Aversa, il 26enne fu poi dimesso. Il movente dell’omicidio Bertone sarebbe da ricondurre alla lotta per il controllo delle piazze di spaccio a Sant’Antimo.
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