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venerdì, Aprile 19, 2024
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Omicidio Gianluca Coppola a Casoria, fissata la data per il rinvio a giudizio di Felli: gravi accuse a suo carico

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E’ stata fissata per il 29 marzo, davanti alla prima sezione della Corte di Assise di Napoli, aula 115, l’udienza per il rinvio a giudizio di Antonio Felli, accusato dell’omicidio di Gianluca Coppola , il giovane ucciso a Casoria l’aprile dell’anno scorso. Felli, oltre al delitto consumato, deve rispondere anche di altri reati minori come porto d’armi, possesso di telefono in cella e minacce al papà di Gianluca. Ad aggravare il quadro indiziario c’è l’aggravante camorristica.

Il pubblico ministero Ivana Fulco ha comunicato al giovane e al suo difensore, l’avvocato Dario Carmine Procentese, il quadro accusatorio. Felli, in sede di interrogatorio, aveva provato a fornire una propria versione dei fatti spiegando che il giorno del raid aveva agito accecato dall’ira, in quanto in precedenza sarebbe stato a sua volta aggredito dalla vittima, convinta che stesse intrattenendo una relazione sentimentale con la sua ex fidanzata. Coppola sarebbe morto dopo qualche settimana a causa della gravità delle ferite riportate.

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Felli (difeso dall’avvocato Dario Carmine Procentese), a seguito dell’arresto, confermò davanti al Gup le dichiarazioni rese originariamente al gip presso il tribunale di Napoli nord, il quale dopo la convalida del fermo trasmise gli atti a Napoli quale giudice competente. Felli ha manifestato nel corso del suo interrogatorio profondo rammarico per quanto verificatosi. Il legale ha presentato una memoria difensiva per cercare di ‘allegerire’ la posizione del suo assistito.

Il papà di Gianluca Coppola chiede il massimo della pena

«Spero che Felli paghi realmente per quello che ha fatto a mio figlio. Spero che i giudici oltre ad attenersi alle leggi ragionino anche come padri e madri perché fino a quando questi assassini avranno tutti questi benefici dalle leggi si sentiranno in diritto di togliere la vita alle persone. La giusta pena per Antonio Felli è l’ergastolo, lui a noi genitori ha inflitto una pena ben più grave più di un ergastolo, ci ha condannato per il resto dei nostri giorni a soffrire. Nessun genitore dovrebbe vedere la morte di un figlio, noi abbiamo visto morire Gianluca dopo ben 40 giorni di agonie e sofferenze». E ancora:«Gianluca era un lavoratore che si sudava lo stipendio alzandosi alle 4.30 del mattino, aveva una vita davanti a sé, si stava costruendo un futuro col sudore della fronte e non è giusto che il suo assassinio se la cavi con una condanna che non sia definitiva, esemplare e dura. che per noi non può che essere l’ergastolo. Questo chiediamo ai magistrati, nessuno sconto di pena né benefici a Felli perché se questo accadesse mio figlio non avrebbe giustizia e verrebbe ucciso una seconda volta» racconta il padre di Gianluca Coppola.

 

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