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giovedì, Marzo 28, 2024
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Omicidio dello zainetto, Mazzarella verso il colpo finale: chiesta la conferma di sette ergastoli

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Chiesta la conferma delle condanne di primo grado per l’omicidio di Luigi Mignano, conosciuto alle cronache come ‘l’omicidio dello zainetto’. Si tratta dell’uccisione del cognato del boss Ciro Rinaldi avvenuto al rione Villa nell’aprile del 2019 quando imperversava la guerra tra gli uomini del boss ‘Mauè’ e i Mazzarella-D’Amico. In Corte d’Assise d’Appello (I sezione) il pg ha chiesto la conferma delle condanne di primo grado eccetto che per il collaboratore di giustizia Umberto D’Amico ‘o lion per il quale sono stati invocati 15 anni. Chiesta dunque la conferma dell’ergastolo per Salvatore Autiero, Pasquale Ariosto, Gennaro Improta, Giovanni Salomone, Giovanni Musella, Umberto Luongo (l’uomo nero, indicato come uno dei reggenti del gruppo) e Ciro Rosario Terracciano (indicato come l’esecutore materiale del delitto). Sono tutti accusati di aver preso parte alle fasi preliminari e organizzative dell’agguato facente parte della guerra trentennale tra i Rinaldi e i Mazzarella (con la loro appendice dei Luongo-D’Amico).

L’agguato al Rione Villa all’entrata dei bambini a scuola

Quel feroce episodio di cronaca passò alla storia come l’omicidio dello zainetto. Il raid criminale avvenne, tra via Sorrento e via Ravello, intorno alle 8,30 del mattino, orario di ingresso dell’Istituto Vittorino da Feltre, nel cuore del Rione Villa, nell’area Est di Napoli, tormentata dalle aggressioni della criminalità organizzata. Numerosi i colpi di pistola esplosi da due sicari a bordo di uno scooter. In zona fu trovata un’auto crivellata di proiettili. Inizialmente gli inquirenti credettero che l’obiettivo del commando di fuoco fosse Pasquale Mignano, ferito a una gamba e ricoverato all’Ospedale del Mare. Dopo si collegò il suo ferimento all’uccisione del padre, cognato del boss Ciro Rinaldi. Luigi Mignano aveva precedenti per estorsione, droga e anche associazione e secondo gli investigatori era vicino al clan Rinaldi, egemone della zona e da tempo in guerra con il clan Mazzarella per il predominio su San Giovanni a Teduccio.  Pasquale Mignano, invece, non aveva precedenti ma solo semplici violazioni al codice stradale. Grazie alle scelta di D’Amico di passare dalla parte dello Stato furono ricostruiti tutti i passaggi di quel delitto avvenuto davanti a decine di bambini.

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