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venerdì, Aprile 19, 2024
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Parrucchieri e barbieri in crisi, appello da Giugliano: “Siamo in ginocchio, il Governo ci ascolti”

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“Il Governo non è al corrente di come lavora la nostra categoria e di quant’è importante. Siamo stati i primi a chiudere e saremo gli ultimi ad aprire, siamo in ginocchio”. A parlare è Gianfranco Abbate, noto parrucchiere di Giugliano, titolare del marchio ‘Le Figarò’. Da quando domenica scorsa Conte ha annunciato che barbieri, parrucchieri e centri estetici potranno aprire dal 1 giugno si è sollevato un coro di proteste da parte della categoria: “Ci aspettavamo più comprensione da parte del Governo, anche i nostri servizi sono importanti. Qui si pensa solo al cibo ma anche la cura della persona è importante, sia per il cliente che per chi ci lavora. Rinviare ancora l’apertura delle nostre attività significa anche alimentare il lavoro nero e la scarsa sicurezza” – dichiara Gianfranco Abbate, parrucchiere di diversi giocatori del Napoli tra cui Hamsik, Allan, Sepe, Ounas e di artisti di Sanremo. “Non sarebbe meglio stilare un protocollo per lavorare garantendo l’igiene e la sicurezza piuttosto che vedere parrucchieri andare in giro nelle case senza guanti e mascherine? Già ci siamo organizzati con le app per fare appuntamenti su prenotazione ed evitare assembramenti. Inoltre abbiamo dipendenti da tutelare, la nostra categoria deve alzare la voce”, conclude Gianfranco.

Duro anche il commento di Patrizio Ciccarelli, titolare di Cipa Hair Fashion
“C’è da evidenziare una situazione potenzialmente pericolosa, forse sottovalutata fino ad adesso, a nome di tutti i professionisti del settore acconciatori uomo/donna.
In qualità prima di persone che hanno a cuore la propria salute e quella altrui, di cittadini italiani profondamente addolorati per i propri morti e per la crisi economica che sta affrontando il paese, ci teniamo a dichiarare che una fetta di questo settore è in preda al “panico di sopravvivenza” e che a seguito delle ultime disposizione date dal Presidente Conte,  è alto il malcontento. Molti lavoratori sono alla stregua e accecati dalle forti preoccupazioni economiche si ridurranno istericamente all’abusivismo e presteranno sicuramente servizio a domicilio, anche perché le richieste da parte dei clienti non mancano. 
Non sarebbe stato, forse, meno rischioso dare via libera anche a barbieri/parrucchieri per una cauta ripresa dell’attività lavorativa con rapporto 1 ad 1(cliente  e lavoratore) e tutte le dovute precauzioni igieniche piuttosto che ignorare un possibile pericolo sotterraneo di questa portata?! Non è meglio sapere che in ogni negozio ci saranno 1 cliente e 1 acconciatore muniti di protezioni, piuttosto che ignorarne 10 in giro per chissà quanti domicili italiani? Soprattutto tenendo conto che già molti inconscienti nella fase 1 hanno continuato a richiedere a domicilio trattamenti o a proporli?! 
Confidiamo nello Stato, nel fatto che prenderà in considerazione tutto ciò stavolta.
 Lo Stato deve aiutarci e deve ragionare insieme a noi per una REALE tutela reciproca, offrendo maggiori verifiche e organizzando diversamente anche il nostro settore, che non è a quanto pare ultimo per richieste”. 
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