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giovedì, Maggio 2, 2024
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Al processo a Rete Ferroviaria le prime dichiarazioni di Sandokan

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È iniziata al tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) l’udienza del processo sugli appalti dati da funzionari di Rfi (Rete Ferroviaria Italiana) in cambio di soldi e regali a ditte colluse con il clan dei Casalesi, in cui potrebbero già essere depositate le prime dichiarazioni rese dal padrino del clan Francesco “Sandokan” Schiavone, che da qualche settimana ha deciso di collaborare con la giustizia, in particolare con i magistrati della Dda di Napoli e della Direzione Nazionale Antimafia.

Processo Rfi, tra gli imputati anche il padrino di un figlio di Sandokan

Tra gli imputati l’amico di vecchia data e coetaneo di Sandokan, il 70enne Nicola Schiavone, che del padrino ha battezzato l’omonimo primogenito.
Per la Dda Nicola Schiavone è il tipico colletto bianco del clan, forse tra i più importanti e strategici per la cosca, accusato di aver fatto da prestanome, con i suoi familiari ed altre persone, dei beni di Sandokan, addirittura dagli anni ’70, e di aver tenuto contatti ad alto livello, sia politici che istituzionali, per conto del clan. Da ogni accusa che gli è stata mossa in tanti anni, però, il colletto bianco è sempre uscito indenne, persino dal maxi-processo ai Casalesi Spartacus.
Per questo eventuali dichiarazioni di Francesco Schiavone potrebbero cambiare le carte e confermare la reale volontà del padrino di collaborare.

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