“Ci spremevano come limoni, non ci davano tregua”. È una delle frasi ricorrenti captate dai carabinieri attraverso intercettazioni ambientali: la prova tecnica che i soci della pizzeria Di Matteo venivano vessati dalle continue richieste estorsive del clan Sibillo. È questo uno dei particolari del decreto di fermo eseguito dai carabinieri del Comando provinciale di Napoli su disposizione della Direzione distrettuale antimafia a carico di quattro soggetti considerati organici al clan Sibillo: Vincenzo Sibillo (padre di Emanuele e Pasquale), Giovanni Ingenito, Giovanni Matteo e Giosuè Napoletano padre di Antonio ‘o nannon. Secondo quanto ricostruito dai militari i soci della pizzeria da due anni erano costretti a versare quote al clan. “La verità – dice uno dei soci in una delle conversazioni intercettate- è che questi per troppi anni ci hanno spremuti come dei limoni. Prima i cento euro alla settimana per le famiglie dei carcerati, poi 5 o 10mila euro per Natale e Pasqua e non è ancora finita».
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