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mercoledì, Aprile 24, 2024
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Sarri si presenta alla Juve, in giacca e cravatta: “Non sono un traditore, i fischi a Napoli? Saranno per amore…”

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Le prime parole di Sarri: “Sono contento di essere qui oggi. Sono a disposizione per tutte le domande, curiosità e per darvi le informazioni che vi posso dare”

Tuta o giacca e cravatta? Quando parlava del palazzo interpretava un personaggio? “No, era un terreno professionale e intendevo voler vincere lo scudetto, rappresentavo un popolo che non vinceva da 30 anni. Eravamo belli convinti, non è finita come volevamo ma il viaggio è stato stupendo. Ho selezionato un obiettivo, lo scudetto, e siamo andati in maniera feroce su quello. Sulla tuta non lo so, parlerò con la società. L’importante è che non mi mandino nudo…”. 

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Il motto ‘vincere è l’unica cosa che conta’? “Ho vinto poco, in categorie molto più basse. Penso che l’obiettivo di divertrisi in campo non sia antitetico a quello di vincere. La squadra che si diverte e diverte il pubblico acquista quell’entusiasmo che molto spesso è anche benzina per fare risultati. Nelle prime partite con l’Empoli in serie A mi chiedevano tutti se intendessi salvarmi con un calcio così brillante, alla fine sono riuscito a farlo con 6 giornate di anticipo. Hanno vinto allenatori e squadre con caratteristiche e filosofie di gioco opposte tra di loro. È bene restare convinti delle proprie idee”. 

Scettiscimo su di me? “È successo già quando sono andato all’Empoli, al Napoli e al Chelsea. È giusto che ci sia rancore e scetticismo dai tifosi e c’è un solo modo per toglierlo: vincere e convincere”. 

Che cosa mi è piaciuto della Juve? “La compattezza della società e dei dirigenti. È importante. Il sentimento affettivo e il rapporto con le persone ti permette di dare qualcosa in più. Sono un gruppo forte per determinazione, per compattezza, per mentalità e mi piace molto”. 

Si sente un traditore? Ha sentito i suoi ex calciatori? “No, ma ho qualche messaggio che rimetterebbe tutto in discussione. A volte le dichiarazioni pubbliche servono anche per convivere con l’ambiente, poi i discorsi privati sono diversi. Il mio percorso professionale l’ho già chiarito, sono andato all’estero dopo Napoli e poi avevo l’esigenza di tornare in Italia e io devo rispettare me stesso e questa professione. E la Juventus mi ha voluto fortissimamente. Qui darà il mio 110% e io penso di non aver mai mancato di rispetto a nessuno”.

Querela per il passaggio alla Juve? “Volevo querelarlo non perchè parlava della Juventus ma perchè disse una notizia che era falsa. Ho vissuto a Napoli per tre anni svegliandomi la mattina e provare a sconfiggere la Juve. Ho dato il 110% e non ci sono riuscito. Ci riproverei, lo rifarei. È un’avversità sportiva e quando finisce finisce. Per questo la mia professionalità darò tutto per la Juventus. Posso avere avuto modi sbagliati, ma è un qualcosa di intellettualmente apprezzabile perchè ho dato tutto per battere il Napoli”

Allenare CR7? “Ho allenato giocatori molto forti al Chelsea, ma ora si arriva al top mondiale. Mi piacerebbe fargli battere qualche altro record”. 

Le emozioni del mio percorso? “Se avessi avuto tutte le emozioni che dite voi sarei morto di infarto (ride, ndr). Non passo dai dilettanti alla Juventus, il percorso è stato lunghissimo. Sto arrivando qui dal Chelsea, un altro grande club anche se ha meno storia della Juvenutus. È un ulteriore passo in avanti. L’emozione è forte ma la Juve non ha preso un allenatore dai dilettanti”.

Modulo? “Bisogna avere le idee chiare su quali calciatori possono fare la differenza, il secondo è parlarci e il terzo è adeguare il modulo ai calciatori che possono fare la differenza. Al Napoli ho fatto il 4-3-3, prima ho fatto il 4-3-1-2, al Chelsea bisognava lavorare attorno ad Harard. Il modulo sarà una conseguenza delle caratteristiche dei calciatori”. 

Obiettivo è vincere la Champions? “Mi aspetto di alzarmi la mattina e studiare il modo di vincere le partite. La Juventus in Italia ha l’obbligo di mettersi sulle spalle il fardello di essere la favorita e di dover fare bene. Se la società innesca nei calciatori il meccanismo che la vittoria ti è dovuta si perde. La Juventus deve partire con l’obiettivo di vincere la Champions ma con la consapevolezza che ci sono 7-8 squadre che hanno lo stesso livello e lo stesso obiettivo. A livello europeo la vittoria della Champions è un obiettivo e un sogno, non un obbligo come in Italia”. 

Quando cambierà il calcio in Italia? “Il nostro sarà un percorso lungo, girando gli stadi in Inghilterra ti rendi conto dell’inadeguatezza delle nostre strutture. Lì il clima è molto diverso e in Italia bisogna partire dalle strutture. In Italia abbiamo la fortuna di avere ancora un piccolo vantaggio per strutture societarie e per competenze tecnico-tattiche. Lì il risultato è importante, ma un po’ meno rispetto a qui perché sanno di rischiare un po’ meno in caso di sconfitta. Sono contento di rientrare in Serie A perché dal punto di vista della competizione con gli allenatori questo è un anno molto interessante, ci sono tecnici come Conte, Ancelotti, Giampaolo, Fonseca e De Zerbi che mi piacciono molto. Si sta creando un’aria molto frizzante”.

Le sensazioni quanto sono stato contattato dalla Juventus? “Non ho mai visto una società così determinata a prendere un allenatore. Ho avuto una sensazione forte per l’atteggiamento di questo dirigenti”

Per Sarri, scelta più rivoluzionaria della sua carriera? “Io tre anni fa arrivai a Napoli e ho dato tutto me stesso perchè sono nato a Napoli e tifavo Napoli da bambino e perchè pesavo che potessimo diventare competitivi. Negli ultimi mesi a Napoli ho un dubbio tra l’affetto per il contesto e la logica che diceva che il percorso era concluso. Il Napoli mi ha tolto il problema presentato Ancelotti, per colpa mia che avevo un dubbio serio. Ho avuto offerte da società italiane ma ho preferito accettare quelle all’estero per non passare direttamente ad un’altra società italiana. In Premier è stata un’esperienza bellissima ma nella seconda parte ho sentito il bisogno di tornare in Italia e ho avuto questa opportunità della Juventus. È il coronoamento di una carriera lunghissima e difficilissima. Penso di aver rispettato tutti”. 

 

 

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